domenica 30 marzo 2025

Napoli-Milan 2-1

 


Vittoria come sempre sofferta del Napoli, contro un Milan dimesso ma che ha cercato almeno di tenere dignitosamente il campo. Un successo che è di buon auspicio, se cosi vogliamo dire per un posto nella prossima Champions League. Sebbene è tutto aleatorio poichè pur partecipandovi non la si vincerà. Mentre chi ha vinto è De Laurentiis, che già assapora i guadagni per una entrata nella massima competizione europea, mentre dal punto di vista di trofei, che potrebbero far felici i tifosi, nulla assoluto. Voi direte che il Milan è messo peggio di noi. Loro almeno hanno fatto la storia del calcio mondiale con tutte le competizioni europee e mondiali per club vinte rivinte e stravinte, mentre il Napoli no. 

Però stasera ha vinto il Napoli: magro contentino verso una Inter che si accinge senza nemmeno strafare e dannarsi più del necessario a rivincere il campionato per la 21ma volta (tenendo anche in considerazione le varie coppe europee vinte nella sua gloriosa storia). Ma il Napoli e De Laurentiis sono felici di aver battuto questo Milan. Contenti loro. 

Una squadra come quella campana che ha perso nel "difficilissimo" campo di Como ed in quello davvero "storico" di una "grande" come il Venezia (lo 0-0 li è una sconfitta), non può che tirare avanti ad oltranza, felice, De Laurentiis di aver incassato altri soldi per la partecipazione in Champions. Contento lui. 

E si continua con questo canovaccio da sempre. La prossima gara si chiama Bologna che molto probabilmente consegnerà nelle mani dell'Inter quasi ufficialmente lo scudetto. A noi il contentino di essere "protagonisti". Ora tutti diranno del 10 posto dello scorso anno, che senza De Laurentiis il calcio a Napoli non ci sarebbe più (e non sarebbe meglio?)...che questa è una stagione super e che il secondo posto è un grande risultato, sempre se verrà. 

Va bene. 

Tratto da Mediaset e non da me: "Nel posticipo della 30esima di Serie A il Napoli batte 2-1 il Milan e risponde subito all'Inter rimanendo in scia nella corsa scudetto. Al Maradona gli uomini di Antonio Conte mettono subito in chiaro le cose e, pronti via, passano in vantaggio dopo appena 62 secondi con Politano (2') che approfitta della dormita difensiva rossonera per portare in vantaggio gli azzurri, poi raddoppiano con Lukaku (19'). Nella ripresa il Milan ha l'occasione di accorciare le distanze al 69' su rigore, ma Gimenez si fa ipnotizzare da Meret che blocca la conclusione dagli undici metri. Poi è Jovic (84') a riaccendere le speranze rossonere. Un successo che mantiene gli azzurri a -3 dall'Inter e permette di mettere in cassaforte il secondo posto a +6 sull'Atalanta. Il Milan, nono, vede sempre più distante la zona Europa".

Ennesimo scudetto di De Laurentiis aggiungo io, dopo i due persi nell'era-Sarri, quando il Napoli fu per due volte campione d'inverno. Come quest'anno: Inutilmente. 

Però De Laurentiis dice che cosi si eccita. Io conosco altri modi. De gustibus!


Calcio-News del 30-03-2025

 


Serie A: Cagliari-Monza 3-0

Il Monza perde anche lo scontro  diretto contro il Cagliari e vede allontanarsi le speranze di  salvezza. All'Unipol Domus, la squadra di Nesta incassa un 3-0 contro  i sardi nel lunch match della 30esima giornata di Serie A e resta  ultima in classifica con 15 punti. Gli uomini di Nicola salgono invece a 29 punti, al quindicesimo posto.        


All'Unipol Domus partono meglio i padroni di casa, che già dopo pochi  minuti sfiorano il vantaggio con il colpo di testa di Viola. La  squadra di Nesta risponde con il sinistro sopra la traversa di Dany  Mota, ma la chance più clamorosa della prima frazione è per i  rossoblù. Al 42', Akpa Akpro perde palla in area e Viola serve  Piccoli. Dopo un rimpallo, il centrocampista ci prova a botta sicura  di sinistro: è provvidenziale la deviazione in angolo di Castrovilli.  Nel complesso, è un primo tempo di studio per le due squadre, vista  l'importanza della posta in palio.        


Il copione cambia nella ripresa. Il Cagliari torna in campo con più  determinazione e passa al 49' con Viola. Piccoli sfonda per vie  centrali e serve Augello, che con un bel cross dalla sinistra pesca il centrocampista in area. Il colpo di testa non lascia scampo a Turati  ed è 1-0. Il Monza non trova il guizzo giusto per reagire e dopo la  rete sfiorata da Luvumbo, il Cagliari raddoppia al 73' con Gaetano. Il centrocampista beffa Turati con un calcio di punizione sul suo palo e  di fatto chiude il match. Nel finale, i rossoblù sfiorano il tris un  paio di volte ancora con Gaetano (che manca la doppietta a tu per tu  con Turati) e Pavoletti, mentre i biancorossi accennano una timida  reazione soprattutto con Caprari. In pieno recupero, Luvumbo mette la  parola fine alla partita con una ripartenza in solitaria, chiusa da un gran sinistro in diagonale. Finisce 3-0: Nicola torna a conquistare i  3 punti dopo 5 partite, per Nesta è sempre più dura



Fiorentina indigesta per l'Atalanta: è 1 a 0 al Franchi


La Fiorentina è lucida follìa, ‘ammazzagrandi’ e piccola con le ‘piccole’. Al Franchi ha battuto (1 a 0) anche l’Atalanta ed ha rilanciato le sue ambizioni d’Europa ridimensionando quelle da scudetto degli uomini di Gasperini. Tutto qui nella sfida del Franchi ‘stappata’ da Moise Kean al 44’, giocata dai viola con carattere e intelligenza tattica a cui si aggiungono errori grossolani sottoporta (Ranieri al 72’). L’Atalanta? Imbrigliata tra le maglie viola, incapace di esprimere quel gioco spumeggiante visto fino ad oggi. Così è arrivata la prima sconfitta esterna del 2025 dove Retegui, Lookman e De Ketelaere non hanno mai inciso nell’equilibrio del match. 


Eroe della giornata Moise Kean che, oltre al gol (bellissimo) è stato capace di tenere alta la Fiorentina, memorabili i suoi duelli con i difensori orobici, costretti a contenere con ogni mezzo la sua potenza fisica. La viola, con il successo odierno, iscrive di diritto il suo nome tra le pretendenti di un posto ‘nobile’ della classifica del campionato. Lo stop di Firenze, per l’Atalanta, probabilmente equivale all’abbandono del sogno tricolore. 


Inter-Udinese 2-1: nerazzurri vittoriosi a fatica conservano le distanze

Vittoria fondamentale per l'Inter che vince 2-1 contro l'Udinese. 


Decisive le reti di Frattesi e Arnautovic nella prima frazione, Solet ha provato a riaprire la gara, ma non è bastato ai bianconeri per trovare il pareggio. 


Successo numero 20 in stagione per la squadra di Simone Inzaghi, espulso nel finale per proteste.


Al “Meazza” gli uomini di Inzaghi si fanno recuperare una lunghezza nel secondo tempo e nel finale rischiano molto contro i friulani ma centrano l’obiettivo di conservare il distacco dall’inseguitrice Napoli.


Prima metà gara con i nerazzurri meritatamente avanti di due lunghezze sui friulani che non sono stati in grado di entrare in partita.


Partenza molto aggressiva dei padroni di casa: al 1' Thuram appoggia all'indietro per Calhanoglu, bolide del turco a lato di pochissimo.


Gli ospiti provano a imbastire manovre di alleggerimento ma all’8’ nuova occasione per l’Inter. Thuram serve di tacco Mkhitaryan, che entra in area, dribbla e appoggia per Frattesi: prima conclusione smorzata da Solet, la seconda finisce sul palo esterno.


La rete del vantaggio degli uomini di Inzaghi al 12’: azione corale con Mkhitaryan, dalla sinistra dell'area, velo di Calhanoglu e palla a Dimarco che mette al centro: arriva Arnautovic che di sinistro insacca.


Dopo una fase di stanca nel gioco, arriva il raddoppio nerazzurro al 29’. 


Azione fotocopia della precedente marcatura. Attacco ancora sulla sinistra: palla di Mkhitaryan per Dimarco che mette in mezzo per l'inserimento di Frattesi. Il centrocampista nerazzurro batte in corsa dai 13 metri e sigla il 2-0.


Squadre all’intervallo con i nerazzurri avanti sui friulani di due lunghezze. 


Nella ripresa, dopo una breve fiammata dei bianconeri, il ritmo in campo cala e l’incontro sembra avviarsi al termine senza ulteriori scossoni


Ma al 71’ accorcia le distanze l’Udinese con Solet. Azione individuale del bianconero che recupera palla, supera Barella e da fuori area calcia di destro battendo Sommer. Si riapre la partita.


I friulani insistono e vanno vicini al pareggio con Lucca al 74’. preciso colpo di testa a centro area e gran parata in tuffo di Sommer.


Al 2’ di recupero altra grande occasione per l'Udinese: sugli sviluppi di un corner da sinistra, arriva in area per Solet che si gira e calcia verso la porta. Sommer si supera e manda ancora in calcio d'angolo.


Espulso Inzaghi per proteste sempre al 2’ di recupero



De Laurentiis: “Metto io i fondi per il restyling del Maradona ma… “


“Mi dispiacerebbe dover lasciare il Maradona, stiamo facendo il possibile per restare. Non posso avere diecimila posti auto, ma ci sono le stazioni della metropolitana. Il problema oltre ai parcheggi riguarda anche gli spazi commerciali. Vorrei uno stadio da 65 mila posti per i tifosi di casa e tremila per gli ospiti. Bisogna valutare il livello di usura dello stadio Maradona: costruito nel 1959 è stato poi stravolto nel 1990. Il professor Cosenza ci aiuterà a capire cosa sia necessario fare. I fondi per il Maradona li metterò io, ma la fattibilità dei lavori dipende dalle verifiche in corso”. Così il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, intervenuto a un evento politico a Napoli. Ogni intervento strutturale potrebbe creare problemi, come accaduto due anni fa con il crollo sotto la curva. Se volessimo avvicinare gli spalti al campo, dovremmo affrontare lavori che ogni anno ridurrebbero la capienza di 18 mila spettatori per settore – ha detto ancora De Laurentiis – Euro 2032? Se Napoli non completa il restyling entro il 2029, si scelga un’altra città. Tra un anno non saremo pronti”. 

“Il miglioramento dello Stadio Maradona è l’opzione più possibile e probabile che possiamo mettere in atto, malgrado il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, avrebbe preferito una soluzione nuova e diversa – le parole a questo proposito del Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi a Radio Crc – Ribadisco che qualunque sia la soluzione finale, l’importante è che venga presa poiché il tempo ancora c’è ma non è tanto”.


Manna, messaggio a Conte: “Speriamo di poter continuare con lui…”


Giovanni Manna, direttore sportivo del Napoli, ha parlato così ai microfoni di DAZN prima della gara contro il Milan.

Conte resterà anche la prossima stagione?

“Con molta tranquillità il mister ha ancora due anni di contratto, abbiamo iniziato un percorso e siamo focalizzati su oggi. Ogni discorso oggi superfluo. L’anno scorso ha scelto di sposare questo progetto, speriamo di poter continuare senza alcun problema”.


Inter in fuga col successo sull’Udinese?

“L’Inter è una squadra forte, noi dobbiamo essere concentrati solo su questa partita. Se ci focalizziamo sugli altri è un problema”.


Neres quanto è mancato?

“David è un calciatore importante, con caratteristiche fondamentali che sono quelle di saltare l’uomo. Per noi è un valore aggiunto, speriamo sia al cento per cento e che ci possa dare una mano”.


Il futuro di Anguissa?

“Ripeto, siamo concentrati su oggi, Frank ha altri due anni di opzione. In questo momento non è argomento di discussione, ne parleremo a fine campionato. Il nostro obiettivo è la Champions League, restiamo tranquilli”.

sabato 29 marzo 2025

Lecce 0 Roma 1

 


La Roma ha battuto 1-0 il Lecce al Via del Mare nella 30a giornata di Serie A, ottenendo la settima vittoria consecutiva in campionato e ribadendo la propria candidatura nella corsa al piazzamento Champions. La formazione di Ranieri nel primo tempo ha sprecato due occasioni da gol clamorose con Angelino e Koné, poi ha sofferto e rischiato sotto i colpi di Karlsson e Gallo. Nella ripresa il Lecce è tornato in campo con più coraggio, ma la scelta di Giampaolo non è stata premiata: all'80' una giocata individuale di Dovbyk ha trovato la rete da tre punti infliggendo ai salentini la quinta sconfitta di fila.

Napoli: altra delusione?

 


Credo che le dichiarazioni di Antonio Conte, di pensare ancora allo scudetto, siano un atteggiamento dovuto a mantenere alta la concentrazione degli azzurri per un posto in Champions League, il prossimo anno. Tutti noi, già sappiamo che il Napoli, non vincerà lo scudetto e che il secondo posto, sarebbe una manna dal cielo, viste le ultime 8 partite degli azzurri, da zona-retrocessione. Non so se Conte resterà alla guida dei partenopei anche l’anno prossimo. Ma non credo che i campani siano in grado di andare oltre quello che hanno fatto quest’anno. Ricordo che, il Napoli, lottava e ha lottato e sta lottando solo sul fronte campionato, dato che l’Europa quest’anno non c’è stata, e in Coppa Italia si è usciti subito e malamente. L’anno prossimo verosimilmente, ci sarà anche la competizione europea e il parco-giocatori azzurro deve essere rinnovato e rifondato. Il Napoli, ha giocatori “vecchi” come Lukaku, Spinazzola, Politano o di scarno livello come Simeone, Ngonge, Juan Jesus ed altri. Si devono cambiare molti giocatori e investire su “campioni”. E soprattutto non vendere giocatori tipo Osimhen e Kvara: una vera pazzia economica e sportiva. Ma De Laurentiis attento solo al proprio portafoglio e non alla gloria e gioia del tifoso lo capirà mai? Chi nasce tondo (tonto?) non muore quadrato. Purtroppo.

Domani c’è la sfida col Milan. Vedrete che sarà un’altra delusione per tutto l’ingenuo popolo di tifosi azzurri che accorrerà folto e numeroso allo stadio. Io lo lascerei solo e vorrei vedere senza soldi se De Laurentiis non cambi idea o testa. Il tifoso napoletano, finora è stato troppo fesso. Come spesso capita.

Calcio-News del 29-03-2025

 


Serie A: il Como spreca ancora, è pari con l'Empoli


Il quarto d'ora finale continua a essere stregato per il Como, che viene raggiunto dall'Empoli e non riesce a effettuare il suo scatto-salvezza. Lo scontro diretto del Sinigaglia finisce col punteggio di 1-1, portando momentaneamente Fabregas (squalificato oggi) e i suoi a +7 sulla terzultima. Apre le danze Douvikas (61'), pareggia Kouamé (75') che sfiora anche il gol-vittoria. D'Aversa e i suoi muovono la classifica, ma restano terzultimi. Nel recupero espulso Fazzini. 


Serie A: Venezia-Bologna 0-1, Italiano blinda il 4° posto con una magia di Orsolini

Nell'anticipo della 30a giornata di Serie A, colpo esterno del Bologna, che batte 1-0 il Venezia e blinda il quarto posto in classifica, portandosi a quota 56 punti, ma a -2 dall'Atalanta terza. Nel primo tempo le migliori occasioni capitano a Zerbin (31') e Idzes (40'), ma a inizio ripresa ci pensa Orsolini con uno splendido sinistro al volo su assist di Cambiaghi a sbloccare il match e regalare a Italiano tre punti fondamentali. Poi Skorupski è bravissimo sul tentativo di scavetto di Yeboah (73'). I lagunari non vincono da 13 gare e rimangono sempre al penultimo posto: la Serie B è sempre più vicina.


Napoli-Milan, Conte: "Folle non pensare allo scudetto"


Antonio Conte non si nasconde più. Dopo qualche dichiarazione che è sembrata quasi di tono difensivo relativamente alla possibilità di conquistare lo scudetto, stavolta è stato molto chiaro: "A nove giornate dalla fine e a tre punti dalla vetta saremmo folli a non farci un pensiero. Giusto crederci". Anche se poi richiama all'ordine Napoli e il Napoli: "Sarà duro pure il piazzamento Champions, è tutto in ballo". Per la gara di domani contro il Milan ("Ottima squadra, ci sarà da soffrire") per due giocatori recuperati, Neres "per noi importante" e Olivera, ci sono tre defezioni: sicura quella di Spinazzola, molto probabili quelle di Anguissa e Okafor reduci da problemi agli adduttori. Conte non ha visto un Napoli appannato prima della sosta: "Meritavamo di più in alcune partite. L'importante è uscire dal campo con la maglia sudata come piace ai tifosi, servirà l'appoggio del Maradona".


Calciopoli non alterò la classifica, niente risarcimento al Bologna


Se è vero che la vicenda Calciopoli relativa alla stagione 2004/05 in qualche modo sembra non finire mai, un punto è sicuramente stato messo sulla vicenda che riguardava Bologna e Brescia. Il club emiliano (e il suo ex presidente Francesco Gazzoni Frascara) e quello lombardo avevano avviato contenziosi, chiedendo un risarcimento danni in sede civile, a causa della retrocessione in Serie B avvenuta al termine di quel campionato - il Brescia direttamente, il Bologna dopo uno scontro diretto col Parma con cui aveva chiuso a pari punti la stagione - poiché, secondo l'accusa, gli eventi di frode sportiva legati a Calciopoli avevano interessato anche i due club determinando la modifica della classifica finale.

Come si legge su Tuttosport la Cassazione, con sentenza del 7 marzo 2025, invece ha detto che "gli eventi di frode sportiva accertati non avevano determinato, in pratica, alcun significativo mutamento della classifica finale", redarguendo pure la società Victoria 2000 (legata a Gazzoni Frascara, e che aveva portato avanti la causa quando la nuova proprietà del Bologna aveva deciso di ritirarla) che "non si è neppure in minima parte preoccupata di confutare la ricostruzione compiuta dalla sentenza impugnata".

L'accusa, in pratica, doveva dimostrare un legame tra le vicende di Calciopoli e la retrocessione del Bologna e, dunque, il danno economico subito e non ci è riuscita. Per i giudici resta valido quanto stabilito dal processo di Napoli: gli eventi di Calciopoli non alterarono in modo significativo l'esito sportivo del campionato 2004/05.



Serie B: il Pisa domina il Cosenza e vede la A, Sampdoria sempre più a fondo


La 31ª giornata di Serie B vale un altro successo per il Pisa, vincente 3-0 sul campo del Cosenza (in nove dal 42’): Moreo, Touré e l’autogol di Micai regalano i tre punti a Inzaghi. A far festa è anche il Modena, grazie al 2-1 intero contro il Catanzaro, nel segno di Magnino e Gliozzi. Il Frosinone vince 3-0 e manda la Sampdoria in zona retrocessione: in gol Kone, Monterisi e Ghedjemis. Mantova-Sudtirol finisce 2-0: decidono Mensah e Radaelli.



Serie A, Juve-Genoa 1-0: decide una giocata di Yildiz


Inizia con una vittoria l'avventura di Igor Tudor sulla panchina della Juve dopo l'esonero di Thiago Motta. Nella 30.ma giornata di Serie A i bianconeri battono 1-0 il Genoa, si portano a 55 punti in classifica e tengono il passo del Bologna nella lotta per il quarto posto. Allo Stadium nel primo tempo ci pensa Yildiz (25') a concretizzare la manovra bianconera e a sbloccare la gara con una grande giocata in area. Nella ripresa poi il Grifone prova a reagire con i cambi, ma la Juve gestisce la gara e difende il vantaggio portando a casa tre punti preziosi nella battaglia per la Champions e sfiorando il raddoppio nel recupero con Weah.

venerdì 28 marzo 2025

Amarcord del 28-03-2025

 


INZAGHI

"Quando vidi Zidane per la prima volta ero alla Juve. 

Le prime settimane, correvo per il campo e ammiravo quello che faceva con il pallone. 

Lo guardavo come un bambino guarda un cartone animato. 

In allenamento provavo a fare quello che faceva lui, ma non riuscivo a fare nulla. 

Lo guardavo e riguardavo... poi un giorno mi venne vicino e disse: "Bravo!!! 

Sei fortissimo sotto porta... complimenti!!!". 

Io non dissi nulla, pensai: "ma se sono bravo io, lui cosa è?!"

Passavano le settimane e quando ne aveva l'occasione, mi rinnovava i complimenti. 

Io invece lo guardavo e non capivo come potevo giocare a calcio. 

Poi un giorno gli dissi: "Tu sei una cosa incredibile, non ho mai visto nessuno trattare la palla come fai tu". 

Lui sorrise e disse: "Se io faccio quello che fai tu, vengo ricoverato in ospedale. Aspettare la palla lì davanti per un'intera partita. È da pazzi!!!" 

Dopo quelle parole capii che ognuno è nato per fare un qualcosa. 

Io sapevo fare goal, e lui sapeva far cantare il pallone. 

Voi lo avete visto in partita, ma Zizou in allenamento era una cosa paranormale".

FILIPPO INZAGHI


BATIGOL


"La festa al Circo Massimo la ricordo benissimo. 

Ricordo che i tifosi si sono arrabbiati perché io non sono salito sul palco. 

Con Marco Delvecchio siamo andati in moto con due parrucche in testa e ci siamo mescolati così tra la gente. Non ci riconosceva nessuno. 

Siamo stati proprio sotto il palco e ci siamo divertiti molto. 

Mi creda: il piacere di vedere tutta quella gente così felice era incalcolabile. 

Si può vincere in tanti posti, sto parlando del calcio, ma quella sera vedere la gente impazzita, senza pensieri, è stato incredibile. 

Si capiva che avevano bisogno di festeggiare, avevano bisogno di allegria. 

Anche la futile, inspiegabile e incontenibile gioia che può darti una vittoria conquistata sul campo da altri. Da altri, che diventi tu. 

E’ stata una bella cosa. Non è durata solo quella notte, è durata un mese, la città era come sospesa, il cielo sembrava giallorosso. 

A parte la soddisfazione personale di vincere, il piacere principale e fondamentale è pensare che tutta quella gioia, di tutta quella gente, è anche merito tuo. 

Della tua fatica, del tuo talento, del tuo lavoro.

Roma mi ha trattato molto bene infatti torno ogni tanto e saluto gli amici volentieri. Ho conosciuto grandi giocatori come Francesco Totti, che stava emergendo. 

Erano già quattro o cinque anni che giocava ma ancora non era il Totti che il mondo ha conosciuto e amato. Poi Di Francesco, Panucci, Candela, Aldair, Samuel, Montella, Delvecchio, Emerson, Tommasi… Bei ricordi".

GABRIEL BATISTUTA al Corriere dello Sport


TOTTI

"Il paragone con Maradona, non regge, nessuuno è come lui, Diego è il calcio, come Federer è il tennis.

 Se non avessi fatto il calciatore avrei fatto il benzinaio perché amo l'odore della benzina, ma amavo molto anche il tennis, magari avrei potuto fare il tennista. 

Quando ti definiscono leggenda significa che hai fatto qualcosa di importante o significativo, io ho semplicemente voluto coronare il mio sogno, indossare un'unica maglia e mi rivedo in quella leggenda, e così ti identifica anche la gente 

Il momento più duro  un 25 anni di calcio? Credo che l'infortunio sia stata la cosa più grave che abbia subito nella mia carriera. 

Se ci sono altri Totti oggi?  È dura adesso da scegliere un mio erede, speriamo però che un giorno qualche giovane promettente possa fare una carriera simile alla mia, lo auguro a tutti i bambini che giocano a calcio e che hanno un sogno. 

La mia squadra dei sogni comprende Buffon in porta, poi Maradona, me stesso e Ronaldo, e pazienza se non nnessuno, nel calcio sono gli altri che devono correre quando tu hai la palla". 

Un estratto dell'intervista di FRANCESCO TOTTI a Tuttosport


POESIA

"L'attenzione è importante quanto l'amore. 

Se dovessi scegliere tra qualcuno che ti ama e qualcuno che si prende cura di te, scegli quest'ultimo. 

Non tutti quelli che dicono ti amo si preoccupano per te. 

Ma stai pur certo che tutti quelli che si prendono cura di te è perché ti amano.

giovedì 27 marzo 2025

Calcio-News del 27-03-2025

 


IGOR TUDOR 

"Darò tutto per la Juve, non voglio deludere nessuno e anzi voglio fare un lavoro giusto, un lavoro giusto che va fatto. 

Le emozioni ci sono chiaramente, perché la Juve è un club che tutti vorrebbero venire ad allenare. 

C’è voglia di lavorare, di fare bene, di riuscire a raggiungere l’obiettivo che sappiamo tutti qual è. Credo tanto in questa squadra perché ci sono giocatori forti, sappiamo qual è il momento, c’è poco tempo per lavorare. Ieri sono arrivati i nazionali e abbiamo fatto un primo allenamento però non ci sono scuse. 

Nella mia vita mai ho cercato scuse, io cercavo le sfide. Cerco giocatori a cui dare responsabilità. 

Vlahovic è un giocatore fortissimo e sono felice di allenarlo, ha tutte le caratteristiche per essere un grande giocatore. 

Abbiamo parlato e ci siamo messi a lavorare, lui e Kolo sono giocatori forti, possono giocare insieme come possono fare uno spezzone ciascuno, l'importante è avere calciatori forti.

Stesso discorso vale per Yildiz e Koopmeiners, quando uno è forte può giocare ovunque. Proverò a trovare le posizioni giuste per far rendere di più i giocatori.

Ho visto tutti i ragazzi dispiaciuti, quando un allenatore va via è anche responsabilità loro. Allo stesso momento li ho visti molto vogliosi, motivati di ripartire. 

Cosa bisognerà risolvere? Quasi sempre non è né bianco o nero, anche se siamo bianconeri. Ho iniziato ad allenare abbastanza presto per gli infortuni, sono già tanti anni anche all'estero. 

Posso essere un po' particolare, ma faccio le scelte col cuore. Vengo, contratto o non contratto, se sento che è giusto proseguo, se non è giusto vado a casa. 

Si vive il presente, anche questo lavoro qua. Avere 10 anni di contratto cambia poco. Sabato c'è la gara, ci motiviamo, non possiamo controllare quello che c'è in futuro. Oggi vivo l'allenamento di oggi, devo parlare coi giocatori, questa è la vita dell'allenatore.

Quando sei alla Juve devi vincere e crescere in fretta. Quando sei alla Juve non frega a nessuno niente, se sei giovane o vecchio, devi essere forte. 

Questo è un lavoro per tutti, io ho sempre detto che la Juve è un club che sceglie le persone giuste, questa è la forza della Juve. 

Se si sbaglia persona, non si fa bene. 

Qua c'è sempre stata questa forza, a partire dalla gente sopra. 

La cultura di lavoro qui è quello che mi è stato dato qua, vivendo 7-8 anni qua. 

Qua ho conosciuto la cultura del lavoro di Del Piero, Zidane e Montero. 

Si gioca la Champions mercoledì e si vince, si gioca con una meno forte, nel riscaldamento era una roba pazzesca, quella squadra piccola c'era una voglia quasi maggiore. 

Questo ho provato a trasmettere sempre e voglio farlo anche adesso.

Il capitano sarà Locatelli, è un ragazzo a posto, ha le doti giuste per fare il capitano, ma tutti devono prendersi le responsabilità

Ora bisogna lavorare su tutti e dare un po' di spensieratezza, allo stesso tempo dare anche qualcosa dal punto di vista tattico, però bisogna andare forte, dobbiamo mettere il casco e pedalare.

Non dobbiamo rinunciare a niente. 

Io voglio gente che si diverta, voglio sempre fare un gol in più. Mi piace attaccare con tanti, ma non voglio nemmeno prendere gol. 

Il lavoro deve essere completo, il calcio deve andare in una direzione che lo renda sempre più interessante, ma non bisogna trascurare l'equilibrio.

I tifosi sono sempre stati importanti e sono sicuro che sabato ci supporteranno, perchè il club si ama anche e soprattutto in momenti come questo.

Quando sono arrivato ho raccontato alcuni aneddoti da calciatore a Perin. 

Io ero un giovanotto di 20 anni, c'è Zidane negli spogliatoi, mi metto lì ad aspettare la terapia, uno si alza ed è il mio turno. 

Vedo Zizou e vado via, ma lui mi sposta e mi dice: tocca a te, io vengo dopo, questo fa capire l'umiltà.

Altra bella: tolgo le calze dopo l'allenamento e le butto via tutte arrotolate , viene Del Piero, le raccoglie, le piega e mi dice: guarda devi metterle così, c'è Romeo (ex magazziniere della Juventus) che poi li deve girare. 

Perché fai così? Non ti costa niente. Sono due cose belle che rappresentano quello che è l'umiltà.

La squadra la senti, l'annusi, parli, senti cosa dicono i giocatori. Cuore e appartenenza sono fondamentali, ma non si vince con quello, sennò portiamo il più grande tifoso e facciamo allenare lui. 

I giocatori sono grandi protagonisti, li devi far rendere al massimo. 

Il giocatore capisce tutto , come è fatto uno, come è fatto l'altro allenatore, se vede una cosa con quella un allenatore perde o guadagna credibilità. 

Se tutti vieni e metti solo il cuore dicendo forza Juve...così non si vince, si vice se fai le cose giuste.

Non mi va di commentare quello che è successo prima, nel senso io mi metto a lavorare e vedremo. Spiegare perché una cosa c’era o non c’era non è neanche educato da parte mia. 

Mi piacciono i calci piazzati ed è un assetto importante sia difensivo che offensivo. 

Lo sarà sempre di più, si guadagnano punti, si muove la classifica con i calci piazzati. 

È una parte che diventa sempre più importante nel calcio di oggi. Si deve lavorare forte su questo aspetto.

Sono stato allenato da grandi allenatori, ma Lippi mi portato alla Juventus. 

Quando penso a lui, il suo modo di comunicare e gestire lo spogliatoio, io penso alla Juventus".

IGOR #TUDOR si presenta come nuovo allenatore della #Juventus


ALEX DEL PIERO 

"Quando mi sono trasferito alla Juve avevo 18 anni e ho iniziato subito ad allenarmi con la prima squadra.

Non ho mai avuto dubbi, sapevo di potercela fare.

Con Baggio c'è stata una situazione particolare, abbiamo giocato insieme soltanto due anni e nel secondo anno ci sono state un pò di incomprensioni con il club, che ha poi lasciato.

Ho imparato da lui.

Momenti difficili? Il primo anno, era l'ultimo di Trapattoni, uno dei più grandi allenatori di sempre.

Siamo finiti fuori dalla lotta scudetto quando invece la Juve deve competere sempre per il titolo.

Nel 2006 c'è stata la possibilità di andare via la Juve, ma non volevo lasciare la mia squadra in quelle condizioni, in piena Calciopoli, dovevo dimostrare qualcosa a me stesso alla mia gente e ai miei tifosi.

L'esperienza in Serie B mi è sembrata irreale perchè avevamo anche tanti punti di penalizzazione, è stata una lunga strada da percorrere ma a fine stagione è stato meraviglioso.

L’unico rimpianto della mia carriera è quello di aver perso la finale degli Europei. 

La mia mentalità? Vincere titoli era il mio principale obiettivo, anche se i traguardi personali facevano piacere. 

Ma se mi chiedi ‘sei felice sei fai tre gol e pareggi tre partite?’ io ti dico di no.

Tornare alla Juventus? Sarebbe davvero una bella storia da mostrare e raccontare, quello che è successo tra me e la Juventus, in quel periodo di tempo, non è successo prima a nessun altro giocatore.

Uno che alla Juve è diventato leggenda, che ha giocato pure in Serie B, che è tornato e ha vinto ancora.

Abbiamo scritto la storia insieme, una storia bellissima e incredibile. Non mi sono mai sentito ferito per una chiamata mai arrivata, quello no. 

Secondo me è un bene avere all’interno della società chi conosce bene la mentalità, i tifosi, ma non sono il tipo che decide. Penso a Maldini al Milan, a Totti alla Roma o anche a Zanetti e a quello che sta facendo adesso all’Inter.

Vedermi nel club in futuro? Penso che debba essere un qualcosa di naturale, che debba venire dalla Juve.

Hanno il loro Presidente, ma vediamo cosa succede.

La Juve è parte della mia vita, ma se non dovesse succedere nulla questo non cambierebbe quello che è già successo con i tifosi".

ALESSANDRO DEL PIERO alla CBS



Dybala torna a Roma dopo l’operazione: “Non so quando tornerò…”


Ieri l’operazione al tendine della coscia sinistra lesionato durante la partita contro il Cagliari, oggi il rientro a Roma. Adesso, inevitabilmente, lo sguardo è al futuro immediato e prossimo: il recupero, la riabilitazione, la riatletizzazione e un ritorno in campo a data ancora da definirsi. Ma la Roma aspetta Dybala e Dybala farà di tutto per tornare a dare il proprio contributo ai giallorossi. Appuntamento, in ogni caso alla prossima stagione: “Sto bene, ma non so quando tornerò: i dottori mi hanno detto che posso camminare senza stampelle”. Queste le prime parole dell’argentino dopo esser atterrato a Ciampino di rientro da Londra: “Ho sentito Ranieri” ha aggiunto. “Se sarò sabato a Lecce con la squadra? Non lo so, devo parlare con i dottori. Per le altre partite penso di sì“. Da giovedì l’argentino sarà di nuovo a Trigoria per la riabilitazione.


Mkhitaryan avverte l’Inter: “Non abbiamo ancora fatto niente…”


“Non siamo ancora arrivati da nessuna parte, rincorriamo ancora i nostri obiettivi, il cammino è ancora lungo. Dopo l’Udinese penseremo alle altre partite, non andiamo troppo avanti. Possiamo arrivare in fondo a tutte le competizioni, tutti stiamo sognando in grande. Non sarà facile perché tutti vogliono vincere campionato, coppa e Champions, ma andando avanti possiamo arrivare dove vogliamo”. Henrikh Mkhitaryan guarda con fiducia al finale di stagione dell’Inter. “Non è mai stato facile giocare contro l’Udinese né in casa né fuori, sarà difficile perché è una squadra fisica, brava sia in difesa che in attacco”, ha detto a Sky parlando dell’avversario dei nerazzurri domenica a San Siro. “Inzaghi è migliorato tantissimo in questi due anni, vuole imparare ancora. Sta facendo benissimo e merita dove è adesso. Futuro? A fine stagione vedremo se continuo per un altro anno o andrò via – ha detto l’armeno, che ha un contratto in scadenza a giugno 2026 – Non ho deciso ancora anche se sono felice qui e vorrei continuare. Vediamo cosa succede. Mi piacerebbe rinnovare fino al 2027 ma dipende anche dal mio corpo, se sono capace di gestirmi bene mantenendo il livello che sto dimostrando”



Milan, sollievo Gimenez: la caviglia non preoccupa


Buone notizie in casa Milan sulle condizioni di Santiago Gimenez. Dopo aver concluso zoppicando la finale di CONCACAF Nations League vinta contro Panama, l’attaccante rossonero è rientrato a Milanello senza destare particolari preoccupazioni da parte dello staff medico rossonero.


A scopo precauzionale, il messicano mercoledì ha svolto solo una seduta di lavoro personalizzato, ma già giovedì dovrebbe aggregarsi al resto della squadra per preparare al meglio la partita contro il Napoli. Salvo imprevisti, dunque, Gimenez dovrebbe essere a disposizione ci Conceicao per il big match di domenica sera al Maradona. AL momento però non è ancora chiaro se partirà dall’inizio. Il messicano, infatti, è in ballottaggio per una maglia da titolare con Abraham, decisivo contro il Como.


RADIO CRC - Napoli, Lukaku: "A Napoli senti l'amore della gente, Mertens me lo diceva, a Conte ho detto sì dopo un minuto! Scudetto? Affrontiamo ogni partita come fosse una finale"



Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Radio Crc: "La napoletanità? Dopo un paio di giorni sai di rappresentare un popolo, ricordo l'arrivo in albergo e subito capii che il Napoli è tutto per la gente. Dries Mertens mi raccontava come viveva tutto questo, ero preparato ma viverlo è stato molto di più. Senti proprio l'amore della gente, la passione, e per i giocatori è una spinta incredibile per dare tutto in partita. Anche in trasferta tanti tifosi ci seguono, è una sensazione unica. Io sono molto focalizzato sul lavoro, ma quando vado a cenare in città con amici o famiglia. E' carino sentire l'amore della gente perchè dai tutto per la squadra: è una sensazione unica. Se credo nello scudetto? Non avevo visto la telecamera dopo la partita con il Belgio, ma tu giochi a calcio per un motivo: noi dobbiamo guardare partita dopo partita, provare a migliorare e dare la spinta in queste ultime partite. Poi vediamo dove arriviamo, ogni partita la affrontiamo come una finale già negli allenamenti. Gol numero 400 in carriera contro il Milan? Incredibile, ma è importante ciò che fa la squadra. Affrontiamo una squadra forte e di qualità, ma ci prepareremo bene e vedremo il risultato finale. Sono fiducioso, il mister sta facendo un ottimo lavoro per prepararci al meglio. Contro il Milan uno dei gol più belli della stagione? Può darsi, è un gol mio perchè attacco la profondità su un filtrante di Anguissa, il gol è stato bello ma anche la prestazione complessiva fu bella. Il mio arrivo al Napoli? Conte mi aveva chiamato molto tempo prima, io dopo un minuto gli ho detto sì. Io so cosa ho bisogno per me, e lui anche: non abbiamo bisogno di parlare tanto. Rapporto speciale? Non sono un privilegiato, con meè più duro perchè si aspetta di più da me. A me piace questa responsabilità, mi ha fatto crescere e mi ha dato una spinta in carriera. Su questa cosa lo ringrazierò sempre. Lotta scudetto con Atalanta e Inter? L'Inter è la favorita e lo dicono tutti, hanno la rosa più grande e hanno giocatori di qualità: siamo onesti. L'Atalanta sta facendo il passo per lottare per il campionato, lo scorso anno hanno vinto l'Europa League e questo può essere l'inizio di un ciclo. Noi possiamo parlare di rivincita, non è un problema mio la scorsa stagione ma nessuno pensava ci saremmo trovati qui. Adesso però siamo qui e dobbiamo lavorare ancora di più, per vedere dove arrivare. Per realizzare i sogni devi spingere ogni giorno ed essere pronto per ogni situazione. Quando arrivi in una situazione dove inizi un ciclo per vincere, chiedi di più a te stesso perchè gli altri migliorano. I tifosi vogliono sentire la sensazione di nuovo, vincere è bello e rivincere è ancora più bello. Il mister ogni volta da calciatore si godeva ogni vittoria sempre di più, vogliamo farlo noi e anche la città. Non ci sentiamo appagati. Mi sento un belga napoletano? Ogni giorno un po' di più, avevo sentito Mertens ieri, quando diceva di tornare qui a vivere dopo il ritiro. Grazie a lui ho incontrato belle persone, sono rapporti che rimangono per tutta la vita. Un futuro da allenatore? Credo di sì, una parte della mia testa lo dice. Un'altra parte dice ancora no. Alla fine della stagione farò un corso da allenatore UEFA A e UEFA B, poi avrò la sensazione sul mio futuro. L'emozione al primo gol al Maradona? Quando sono entrato durante il riscaldamento non ho mai sentito un calore così dai tifosi. Dopo la partita chiesi a Mertens se fosse sempre così, me lo confermò. L'urlo dei tifosi, sapevo che avremmo vinto la partita. Quando i tifosi ti spingono e gli avversari sono infastiditi, è finita: è una questione mentale, ti dà una carica in più. Quanto è importante la comunicazione tra attaccanti? Moltissimo, è fondamentale tra noi tutti. Raspadori ed io adesso, Simeone anche, dobbiamo parlarci sempre: ognuno ha qualità diverse, ma sappiamo giocare tutti insieme. Questo rende più facile anche le scelte per l'allenatore, se ci parliamo sempre e lavoriamo per la squadra, alla fine i risultati arrivano. Poi abbiamo un gruppo speciale, ogni martedì giochiamo ai videogiochi e facciamo i tornei di Call of Duty in 10-12: siamo veramente un gruppo dentro e fuori dal campo. Gioco ai videogiochi anche con i miei figli, ad esempio Fortnite e i videogiochi calcistici. Se lo vedo calciatore? Quest'anno è il suo secondo anno all'Anderlecht: si sta divertendo, ma vuole giocare in attacco e non in difesa. Sicuramente è più tecnico di me, all'Anderlecht lavorano tanto: io non parlo con gli allenatori, ovviamente. La Napoli di Lukaku? Mertens mi ha parlato di Posillipo, camminare guardando il mare mi dà pace. Non sono ancora andato sulle isole, con gli allenamenti è più  difficile. Però io sono uno che vive molto il calcio, staccare per qualche ora mi fa bene".



DAZN - Napoli, Lobotka: "Conte è il miglior allenatore che potessimo scegliere! Scudetto? Non è facile vincerlo, ma daremo il massimo, mi piace la gente di Napoli, c'è molta passione, odio giocare contro l'Atalanta, è sempre durissima!"


NAPOLI - Stanislav Lobotka, centrocampista del Napoli, è il protagonista della nuova puntata di My Skills, il format di DAZN in collaborazione con EA SPORTS FC 25 in cui i giocatori del massimo campionato italiano di calcio si raccontano sul campo, disponibile in esclusiva sull’app di live streaming e intrattenimento sportivo da oggi, giovedì 27 marzo. L’intervista al centrocampista del Napoli anticipa il big match dei partenopei che domenica sera alle 20:45 affronteranno al Maradona il Milan di Conceição. Il match sarà disponibile in esclusiva su DAZN, la telecronaca è affidata a Pierluigi Pardo con il commento tecnico Andrea Stramaccioni. L'ex calciatore e attuale talent di DAZN, Valon Behrami, ha fatto visita a Lobotka al training center di Castel Volturno per un’intervista esclusiva sul campo. Un confronto intenso in cui il centrocampista ha elogiato il suo allenatore, capace di spingere i giocatori oltre i propri limiti grazie a una mentalità vincente e ad allenamenti durissimi. Ma non solo: ha parlato della sfida di confermarsi campioni dopo il trionfo di due anni fa, del feeling con Lukaku e della vera e propria dichiarazione d’amore per Napoli e i suoi tifosi: "Passaggi, trame ma pochi gol? In partita ci provo, quando sono vicino alla porta, provo sempre a trovare la soluzione migliore, a volte mi manca essere come gli attaccanti, più decisivo. Conte? Prima che arrivasse, io lo sapevo già: sapevo che fosse davvero un grande allenatore. Lo avevo già sentito da Skriniar, quando giocava all’Inter: i suoi allenamenti sono molto duri! Mi ha dato molte cose, ha spinto me e la mia mentalità ad un altro livello. Il primo giorno in cui è arrivato, non aveva ancora detto nulla ma appena entrato nella nostra stanza, potevi già percepire la sua personalità. E quando ho visto come ci allenavamo, come volessimo giocare, mi sono detto: “Ok, è il miglior allenatore che potessimo scegliere”. Quando abbiamo iniziato a correre, ho capito... “Wow, sarà dura quest’anno!”. Ma alla fine pensi che ovunque sia andato, lui ha vinto. Sai che è difficile, ma allo stesso tempo pensi: “Ok, è difficile: ma lui può portarmi ad un altro livello”. Conduzione della palla? Sono piccolo e cerco sempre di aiutare la squadra nello spazio portando palla. Ora è più difficile, dopo 2-3 anni che sono qui le squadre mi conoscono, prima non mi conoscevano e mi lasciavano più spazio e io ero felice. Quanti giocatori penso ci siano sopra di me al mondo, nel mio ruolo? Forse 2 o 3. Ma dipende, ogni allenatore preferisce un tipo diverso di giocatore: alcuni preferiscono il numero 6 forte fisicamente, altri quello che crea più gioco. È difficile da dire, ma penso di poter essere fra i migliori 5 al mondo. Il mio calcio? Quando ricevo palla e io provo ad aprire, se mi sposto col corpo nessuno se lo aspetta e chi mi pressa correndo non ha può l'opportunità di stoppare e prendermi la palla. Così io oriento lo stop e gli giro attorno, perché so che nessuno se lo aspetta. Ruoli da piccolo? Ero un'ala. Da piccolo segnavo tanti gol, facevo assist, ma quando sono cresciuto mi sono spostato più dietro per giocare di più il pallone e così sono diventato un centrocampista. Restare al top? Vincere è sempre bello ma non puoi farlo sempre. Scudetto? È sempre bello vincere una volta, ma è difficile ripetersi. Lo voglio davvero, ma so che è molto difficile. Sappiamo che c’è l’Inter, c’è l’Atalanta, loro giocano molto bene e quello che possiamo fare noi è solamente spingere in ogni allenamento per dare al Mister ciò che vuole in campo. Voglio davvero vincere, ma a volte la gente, quando siamo stati in testa di 3-4 punti, volava già in alto: “Dai ragazzi, vincete lo Scudetto!”. Ma non è così facile come la gente pensa! Rapporto con la città? Mi piace tanto il club e Napoli. Il modo della gente mi piace, qui per loro sono sempre stato il benvenuto. A volte c'è troppa passione, ma mi piace anche questo lato. Ti mostrano anche la tristezza. Penso sempre allo scudetto, alla felicità dei tifosi. Sono impazziti in quel momento. Quando arriviamo allo stadio e guardiamo fuori dall'autobus, è qualcosa di meraviglioso. Posto più bello? Lo stadio. Oppure la spiaggia, mi godo un caffè sul mare. Mi piace stare dove non c'è tanta gente. Cibo? Amo la mozzarella. Anche con pomodorini e un po' di olio d'oliva. Al secondo posto la pizza, poi pasta e pesce. Differenze con la Spagna? Lì si gioca un altro tipo di calcio, non sono così bravi con la tattica, ma con il pallone. Vogliono giocarlo sempre. Qui invece si ama la tattica. Se giochi con Inter o Monza, la differenza non la noti tanto. Poi certo tutto sta nella qualità dei giocatori. Ma devi sempre correre e lottare perché nessuno ti lascia spazio. Se c’è una squadra in particolare che mi fa soffrire da avversario? È l’Atalanta, “odio” giocare contro di loro! Sono una grande squadra, e con il loro tipo di gioco uomo su uomo, a tutto campo, non mi lasciano un centimetro. È sempre durissima contro di loro, ma ad esempio ti posso dire anche contro il Venezia o il Verona. Cercano sempre di bloccarmi e marcarmi stretto, non è facile per me. La mia giocata dei sogni? Ce l’ho! Sto giocando la finale di Champions League: è il 90’, siamo 1-1 e tra poco ci sono i supplementari. Ricevo palla e inizio a correre, gli avversari mi inseguono. Faccio un 1-2 con l’attaccante, lui me la scarica e io calcio! Sì, cerco spesso di visualizzare le prossime partite e ricreo delle situazioni di gioco. Spero che questo scenario possa avversarsi nella mia vita! Cosa migliorare? Sicuramente l'italiano. Sicuramente il mio italiano! Ci sto provando, sto migliorando, è vero che quando sono arrivato qui, i primi due anni, non ho imparato nulla. Ma adesso ci sto provando, mi sento più sicuro quando posso parlare in inglese ma l’anno prossimo farò anche interviste in italiano. Questa è l’idea. A volte quando ho bisogno di ricaricarmi e mi sento un po’ a corto di energie cerco di trovare ispirazione da un libro o guardo qualche video motivazionale, o altre volte può essere un film. Perchè in fondo sono una persona normale, non passo solo giornate bellissime, a volte anch’io ho brutte giornate, ma voglio restare sempre positivo e imparare anche da queste cose".


NM LIVE - Renica: "Il Napoli ha dei calciatori forti e deve credere allo scudetto, Raspadori sta crescendo, Conte punterà su di lui, Neres sarà un'arma importante a gara in corso, Maradona? Era un grande uomo"



NAPOLI - ALESSANDRO RENICA, ex difensore del Napoli, è intervenuto a "NAPOLI MAGAZINE LIVE", su Radio Punto Zero, trasmissione radiofonica dedicata al Calcio Napoli, che approfondisce i temi proposti sul web da NapoliMagazine.com, in onda dal lunedì al venerdì, dalle 14:00 alle 15:00, condotta da Antonio Petrazzuolo e Michele Sibilla. Ecco quanto ha affermato: "Gol preso dall'Italia contro la Germania? A certi livelli non ci si può aspettare un errore del genere, forse in quel momento c'era poca lucidità visto il pressing dei tedeschi. L'errore è stato commesso da tutti, bastava uno più sveglio e si evitava il tutto. Il libero ai miei tempi aveva proprio quel ruolo, aiutare il portiere nel dirigere la difesa. Il Napoli deve credere allo scudetto? Per forza, tutti i calciatori azzurri hanno fatto benissimo anche con le proprie Nazionali, un motivo ci sarà se la squadra di Conte è lì a giocarsi il titolo. Il Napoli ha dei giocatori fortissimi e in questa sosta lo abbiamo capito. Lucca e Gatti seguiti dal Napoli? Gatti non mi entusiasma, poi il Napoli storicamente ha sempre preso dei giocatori di prospettiva. Lookman? E' forte, ma costerebbe tanto e lo vedo un affare difficile. Il Napoli ha sempre preso dei giovani forti per poi valorizzarli e venderli a tanto, ha sempre agito così il Napoli. Raspadori? Lo abbiamo sempre detto che avrebbe fatto bene vicino a Lukaku e lo sta facendo, ha giocato molto bene anche con l'Italia. Sta crescendo e in quel ruolo nel 3-5-2 può dare il massimo, secondo me Conte punterà ancora su di lui contro il Milan, anche perchè Neres è stato fuori tanto tempo e non potrà essere al massimo. Poi il brasiliano a gara in corso potrebbe essere una grande carta. Rinnovi degli azzurri in scadenza anche se siamo a fine marzo? Non so, non saprei rispondere. Posso dire che il Napoli è ancora in lotta nonostante tutto, tre punti di distanza dall'Inter non sono nulla e in questo finale di stagione l'Inter avrà tanti impegni rispetto agli azzurri. Il Napoli è lì perchè ha un bravo allenatore e dei calciatori molto forti. Ultima partita di Maradona al Napoli 34 anni fa e la sua fuga? Non ce lo aspettavamo, fu un grande dispiacere. Non meritava di andare via nell'anonimato assoluto, spesso certe situazioni vengono gestite male. Poi i tifosi del Napoli lo hanno ripagato anni dopo nel match di addio al calcio di Ciro Ferrara. Era un grande uomo ed un grande condottiero".



MALTEMPO - Napoli, proroga dell'allerta meteo fino alle ore 14 di venerdì 28 marzo, chiusi i parchi e l'accesso alle spiagge pubbliche


Proroga di avviso di allerta meteo per fenomeni meteorologici avversi previsti dalle ore 14:00 di mercoledì 26 marzo fino alle ore 14:00 di venerdì 28 marzo 2025


Saranno chiusi i parchi cittadini per la durata dell'allerta.


Sarà chiuso, inoltre, il pontile nord di Bagnoli e interdetto l'accesso alle spiagge pubbliche cittadine.

 

Avviso del 27 marzo 2025


Fenomeni rilevanti:


Precipitazioni locali, a prevalente carattere di rovescio e temporale, puntualmente di moderata intensità.


Livello di allerta (Livello di criticità):


GIALLO


Tipologia di rischio:


Idrogeologico per Temporali


Principali scenari di evento ed effetti al suolo:


- Fenomeni temporaleschi caratterizzati da una incertezza previsionale e rapidità di evoluzione, con possibili danni alle coperture e strutture provvisorie dovuti a raffiche di vento, fulminazioni, possibili grandinate e a caduta di rami o alberi.

- Ruscellamenti superficiali con possibili fenomeni di trasporto di materiale.

- Possibile innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua minori, con inondazioni delle aree limitrofe, anche per effetto di criticità locali (tombature, restringimenti, ecc.).

- Possibili allagamenti di locali interrati e di quelli a pian terreno.

- Possibile scorrimento superficiale delle acque nelle sedi stradali e possibili fenomeni di rigurgito dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche con tracimazione e coinvolgimento delle aree urbane depresse.

- Possibili cadute massi in più punti del territorio ed occasionali fenomeni franosi legati a condizioni idrogeologiche fragili.

domenica 23 marzo 2025

Italia fuori dalla Nations League. Agli azzurri non riesce la rimonta: 3-3 con la Germania

 


Italia fuori dalla Nations League. Agli azzurri non riesce la rimonta: 3-3 con la Germania


Una partita a due facce. Che però non fa che aumentare il rammarico. Il primo tempo infatti è stato un dominio assoluto tedesco. Con una Italia praticamente inesistente e distratta. Il secondo tempo, invece, ha visto gli azzurri padroni del campo. E così alla fine il risultato 3-3 è giusto.


Ma purtroppo questo vuol dire che gli azzurri escono dalla Nations League ai quarti di finale.


Ci sarà da discutere anche per un rigore su Di Lorenzo non concesso dopo consulto con il var.


Germania nettamente superiore. Sin dalle prime battute si capisce che i tedeschi hanno un ritmo nettamente superiore. L'Italia sembra incapace di reagire. Non mancano gli affacci nell'area tedesca, ma sono poco più che puntatine: il primo tempo è dominio dei padroni di casa.


E infatti al 30esimo arriva il vantaggio. Su calcio di rigore. Il fallo di Buongiorno è netto. Dal dischetto Kimmich è implacabile: Donnarumma intuisce, ma la palla va dentro.


Poi al 36esimo accade quello che non ti aspetti. E quello che a questo livello non dovrebbe mai accadere. Donnarumma fa una ottima parate e mette in angolo. A quel punto tutti gli azzurri si distraggono tra proteste e discussioni tra di loro. La Germania ne approfitta: Kimmich batte rapidamente il corner e trova Musiala totalmente solo che insacca a porta completamente sguarnita.


Al 45esimo la Germania scrive la parola fine sulle speranze degli azzurri di passare il turno di questi quarti di finale di Nations League. Il solito Kimmich pennella un cross per Kleindienst: Donnarumma respinge il suo colpo di testa, ma la sfera aveva già varcato la linea.


Prima frazione di gioco totalmente a senso unico quella cui abbiamo assistito a Dortmund: sin dalle prime battute la Germania si mostra in grado di imporre non solo la sua qualità, ma anche il suo notevole ritmo, mettendo in grandissima difficoltà l'Italia in fase di costruzione. Gli Azzurri reggono in qualche modo fino alla mezz'ora, quando Kimmich trasforma un rigore concesso per un fallo di Buongiorno su Kleindienst. Da lì in avanti la selezione di Spalletti naufraga, incassando dapprima il clamoroso 2-0 di Musiala, con tutta la squadra distratta a protestare durante un corner e poi il meritato tris di Kleindienst allo scadere. Nella ripresa servirà una prova d'orgoglio per evitare quantomeno un passivo peggiore.


In virtù di questo risultato, viene ufficializzato il girone dell'Italia nelle prossime qualificazioni mondiali. Gli Azzurri sono inseriti nel Gruppo I, insieme a Norvegia, Israele, Estonia e Moldavia. Un appuntamento assolutamente da non fallire.

La Germania si qualifica per le semifinali di Nations League al termine di una gara a dir poco rocambolesca e totalmente a due volti. La prima frazione vede i tedeschi dominare, imponendo il loro ritmo superiore. Kimmich sblocca il risultato su rigore alla mezz'ora, con Musiala che trova un raddoppio comico, con tutti gli Azzurri fermi a protestare sulla battuta di un corner. Kleindienst al 45' sigla poi il 3-0 che sembra rappresentare la chiusura delle ostilità. La ripresa vede invece l'Italia scendere in campo con un altro piglio, accorciando subito le distanze con Kean. Lo stesso bomber viola, poi, assistito da Raspadori, firma il 3-2 al 69' che ci regala ancora speranze. Poco dopo Marciniak assegna un rigore agli Azzurri dopo un fallo di Schlotterbeck su Di Lorenzo, ma cambia idea, suscitando molti dubbi, dopo aver rivisto le immagini. Il rigore azzurro arriva comunque in pieno recupero, trasformato da Raspadori, ma vale solo per il pareggio e per l'orgoglio. L'Italia dovrà ripartire da questo secondo tempo.


Calcio-News del 23-03-2025


Anguissa: c'è distanza sull'ingaggio ma servirà una grande offerta per strapparlo al Napoli! 

Il futuro azzurro di Frank Anguissa non è così certo. L’opzione biennale di rinnovo è stata già esercitata, quindi il centrocampista è legato al Napoli fino al 2027, i dialoghi per un contratto nuovo fino al 2029 al momento non hanno portato ad alcuna novità nelle ultime settimane.

Le parti si stanno confrontando sull’ingaggio, ma non c’è ancora alcun accordo, anzi - si legge - c’è distanza. Non è da escludere che, se non si arriverà alla fumata bianca, Anguissa possa anche lasciare il Napoli in estate, ma forte del prolungamento già scattato il club azzurro potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi soltanto se arrivasse un’offerta davvero importante, accompagnata ovviamente dalla volontà del giocatore. Per questo il Napoli non intende farsi trovare impreparato: Davide Frattesi, già cercato a gennaio, resta un’idea da poter sviluppare.



Lookman e Hojlund nel mirino, Conte sogna il doppio colpo! 

Per l’attacco è sfida con l’Inter per Lorenzo Lucca dell’Udinese, 24 anni, già sul taccuino del ds Manna dall’estate precedente. E ancora: se lo United dovesse riuscire a trovare l’accordo con Osimhen, il profilo di Rasmus Hojlund, centravanti danese di 22 anni esploso nell’Atalanta, potrebbe fare al caso del Napoli. A proposito della Dea: un giocatore che piace molto è Ademola Lookman, 27 anni, ma è forte la concorrenza della Juventus. Il primo nome per rinforzare le fasce è Edon Zhegrova, 26 anni il 31 marzo, esplosivo talento kosovaro che a gennaio il Lilla non ha voluto cedere: era in lizza per il dopo Kvara. 



E' la settimana di Meret, per il rinnovo stavolta ci siamo, ora manca solo la firma! 

Stavolta ci siamo. Per il rinnovo di Alex Meret, che ieri ha festeggiato i suoi 28 anni dal ritiro della Nazionale, il regalo sta per arrivare. La trattativa è vicina alla conclusione, di fatto è stata definita, mancano solo gli ultimi passaggi che a questo punto sono formali.

È solo questione di tempo: da domani ogni giorno può essere quello giusto per l’incontro decisivo. La firma è prevista entro questa settimana.  Alex Meret dunque prolungherà per altre due stagioni, dal 2025 al 2027 senza opzioni per ulteriori anni di contratto ma con un aumento di stipendio rispetto all'ultimo accordo: un biennale secco per proseguire insieme, come da volontà reciproca. 

Sportitalia: Parla Tancredi Palmeri

Sportitalia, Tancredi Palmeri: "Antonio Conte a Napoli e in una realtà come Napoli ci sta proprio bene. Anche se a onor del vero si è sempre trovato alla grande dovunque è stato, da Bari a ovviamente alla Juventus, e al Chelsea e all’Inter, nonché soprattutto in Nazionale, che ama da morire e dove un giorno tornerà e lo sa anche lui. 

Ma quello che non si sarebbe aspettato Antonio Conte è di non essere più cosi sicuro di voler rimanere a Napoli, o meglio al Napoli, con la società non con la squadra.

Perché anche se alla società basterebbe largamente di qualificarsi nella danarosa Champions League, ad Antonio però il concetto di accontentarsi del secondo non sta bene nemmeno quando si siede a tavola. 

E può anche farsi andare bene in pubblico che qualificarsi all’Europa che conta sia sufficiente per considerare un successo la stagione (e si può anche condividerlo se è accompagnato dal lottare per lo scudetto così come il Napoli ha fatto), ma in privato non può capacitarsi del fatto che di fronte alla possibilità di vincerlo lo scudetto grazie ai risultati ottimi, la società non abbia accompagnato il rendimento con il salto nel mercato di gennaio che avrebbe sicuramente aiutato la fuga per la vittoria.

Ed è per questo che a Conte sono venuti i cattivi pensieri (chi ha detto retro-?). Perché il suo timore, reso in prosa, è: “ma se la società non ha avuto scrupolo a non sentire la necessità di fare lo sforzo decisivo a gennaio quando era la cosa più evidente ed immediata da fare, con uno scudetto da ghermire, ma allora cosa devo aspettarmi quest’estate quando al Napoli il mercato per fare entrambe le competizioni sarà essenziale per competere in maniera accettabile?!

Il grande dubbio c’è. Perché nel frattempo la situazione è fluida, e Conte potrebbe essere tentato. I nomi son sempre due: Juventus e Milan. 

Oddio, personalmente non sono in posizione di poter escludere che non lo sondi anche la Roma, ma ovviamente l’appeal economico di mercato nonché sportivo non dovrebbe mettere in pensiero il Napoli. 

Mentre invece la Juve non c’è nemmeno bisogno di spiegare perché, e il Milan comunque potrebbe mettere a disposizione un buon livello tecnico e una discreta (non eccelsa) disponibilità di mercato". 


La Juventus vorrebbe offrire Gatti al Napoli per arrivare a Victor Osimhen! 

I bianconeri sono alla ricerca di una punta per la prossima stagione e non è un mistero che il nigeriano sia in cima alla lista delle preferenze di Giuntoli: ad Antonio Conte piace molto Federico Gatti e quindi si potrebbe imbastire una trattativa basata sullo scambio.

Difficile, però, credere che il Napoli possa realmente accettare un accordo di questo tipo.



ROBERTO BAGGIO 
“A volte vedo calciatori in Serie C o D che hanno un talento incredibile.
Gente che da del tu al pallone.Mi soffermo a guardare i loro movimenti, le loro giocate, e dentro di me mi domando: “come può uno del genere giocare in serie minori? 
Possibile che non lo noti nessuno?”Poi vedo approdare calciatori in Serie A che fanno solo da comparsa. Calciatori presi in campionati sconosciuti, ma che per qualche ragione entrano nel giro giusto e approdano magicamente nella massima serie.Sarà merito dei procuratori, degli sponsor? 
Non è dato saperlo...
Per rilanciare il calcio Italiano servono calciatori Italiani. Nelle serie minori ce ne sono tanti. Quando giocavo io arrivavano in Serie A solo stranieri che valevano veramente.Poi ci sono state anche molte eccezioni, ma ci può stare.Mi piacerebbe che vengano valorizzati i settori giovanili, come sta accadendo da svariati anni in Germania e Spagna. Solo così riusciremo a tornare a grandi livelli.Le società devono svegliarsi, comprese le grandi squadre. Devono dare più potere al calciatore e non ai procuratori.”
ROBERTO BAGGIO

ALBERTO ZACCHERONI
"Ditemi voi: qual è la formazione base della Juventus di quest’anno? Io non la conosco. Voi la sapete dire a memoria?
La Juve non mi sembra... connessa. Sono sorpreso, anche perché stimo molto Thiago Motta. A Bologna aveva compiuto un lavoro meraviglioso, invece quest’anno a Torino non ha ancora trovato la quadra. Non capisco. 
Penso che possa aver influito anche il cambio di ambiente, anche se non parlerei di pressioni maggiori. 
Io ho allenato sia il Bologna sia la Juventus in carriera, e vi garantisco che anche le pressioni a Bologna sono enormi: lì c’è tutta una città che vive solo per il Bologna, per cui non parlerei di pressioni minori rispetto a Torino. 
Non so, forse è più un discorso generale, che riguarda anche i giocatori o la società, oltre all’allenatore. 
Di sicuro non può essere solo colpa di Motta, non è mai così nel calcio. Ci deve essere un concorso di problematiche. 
Proprio a Bologna Italiano sta facendo cose bellissime, e sicuramente Italiano è un ottimo allenatore. Ma è altrettanto vero che ha anche potuto contare sulla grande eredità che gli ha lasciato Motta. 
E dico questo non per togliere qualcosa all’attuale tecnico del Bologna, ma per elogiare entrambi. Ecco perché questa crisi della Juventus mi ha stupito tantissimo: Thiago non è arrivato in Champions per caso, con i rossoblù. 
Ha valorizzato i giocatori ed è arrivato dove è arrivato dando anche un’identità molto chiara al Bologna. Invece, adesso, si vede una Juve... sconnessa, per l’appunto. 
Motta non ha ancora trovato la quadra e forse solo lui può sapere fino in fondo il perché, visto che è l’allenatore. 
Penso anche a questo continuo cambio della formazione di partenza: come si fa a tenere Cambiaso in panchina, per esempio? Per me è il miglior terzino sinistro italiano, sa affondare sulla fascia o stringere verso il centro del campo, sa fare tutto: eppure, a Firenze non ha giocato.
Però non c’è dubbio: Motta non può essere improvvisamente rimbambito tutto d’un colpo quest’anno! È difficile dire qual è il problema, da fuori. 
Non so dove bisognerebbe mettere le mani. 
Ma se ogni volta Motta cambia formazione, un motivo ci deve essere. 
La Juventus è la squadra che seguo maggiormente, proprio perché mi interesserebbe molto capire le ragioni della crisi dell’allenatore e del giocatori. 
Sono loro al campo che devono trovare le soluzioni. Non so se sia il caso di cambiare allenatore in futuro. 
Piuttosto noto che Thiago ha cercato di replicare a Torino il gioco che faceva a Bologna. Palla al centravanti, apertura per l’esterno che deve saltare l’uomo e poi crossare: ma poi chi c’è in area? 
E anche quando gioca, secondo me Vlahovic resta sempre troppo solo in area".
ALBERTO ZACCHERONI dice la sua sulle enormi difficoltà di Thiago Motta sulla panchina della Juventus

BATISTUTA
"Il calcio per me è stato soprattutto una grande, enorme responsabilità. 
Dal momento in cui sono diventato professionista, ogni volta che entravo in campo o all’allenamento sapevo che c’era gente che pagava per andare a vedere uno spettacolo del quale io ero uno degli attori. 
Quindi da quel punto di vista è sempre stato un lavoro, lavoro duro. 
Non sono mai stato come alcuni giocatori che riescono a godere in un campo di calcio. Io no, non ho mai goduto dentro un campo di calcio. 
Molte volte l’ho fatto dopo la partita, dopo il novantesimo, dopo una bella vittoria, dopo uno scudetto. In quei momenti sì, sono stato bene. 
Però durante il gioco mai, perché sentivo di non poter fare un passaggio inutile o svogliato. 
Dovevo inventare, fare il meglio, perché mi stava guardando gente che aveva pagato, si era sacrificata per essere felice. 
Non ho mai pensato che il calcio fosse una storia solo tra me e il pallone. 
Per me c’è stato sempre il pubblico. Era mio dovere dare il massimo, cercare di sconfiggere l’avversario, non fare mai il minimo sindacale. 
Le mie caviglie hanno risentito anche di questa concezione del calcio. E della vita.
Il Grupo Alegría è stata la prima squadra di calcio di cui abbia fatto parte. Eravamo nel quartiere, a Reconquista , e c’era questo gruppo di amici. Ci hanno dato la possibilità di giocare a pallone, abbiamo vinto e probabilmente quella euforia mi ha fatto guardare il calcio in un’altra maniera. Il nome della nostra squadretta assomigliava al nostro stato d’animo. Giocavamo in un campo lungo e stretto che sembrava uno scherzo, lo chiamavamo “il lombrico”. Eravamo poveri, piccoli ma pieni di speranze. E’ stata la mia prima squadra, non potrei dimenticarla. Ora sono tornato a vivere dove sono nato e tutti i giorni vedo i compagni di squadra del Grupo Alegría. Una bella storia di vita.
Se mi chiedete quali sono i difensori più forti che ho affrontato ho una lista lunga, perché all’inizio erano tutti duri, tutti difficili. Poi crescendo non riesci mai a capire se li superi perché sei tu che stai migliorando o perché loro stanno calando. Però mi ricordo di Vierchowod, di Baresi, Maldini, Nesta, Chamot, Bergomi, Ferri. Tanti. 
Poi cominci a fare gol e tutte le squadre stanno attente a quello che puoi fare. 
E così non hai più un marcatore, ma due o tre. 
Tanti ti menavano pure. Io, sia chiaro, mi difendevo. L’importante era che alla fine della partita ci si desse la mano. E così è stato, sempre.
L'allenatore che mi ha dato di più è stato Bielsa per le cose che mi ha insegnato, perché ha preso un ragazzino che non voleva giocare a pallone e lo ha trasformato in un professionista vero. 
E poi Basile con il quale abbiamo vinto le ultime due Coppe America. In Italia Capello, Ranieri. Io, sinceramente, agli allenatori non davo molto retta, nel senso che un attaccante vive più d’istinto. 
E’ difficile insegnare a un centravanti. Magari ti alleni, studi tutte le mosse però dopo la palla rimbalza e, invece che a destra, va a sinistra e tutto diventa inedito. Ho avuto un buon rapporto con tutti. 
Non con Passarella, con il quale non c’era feeling. Non sto dicendo che è una cattiva persona. Ma è l’unico con il quale non mi sono preso, con il quale ho avuto un conflitto. Con tutti gli altri solo bei ricordi.
Firenze mi ha dato qualcosa di bello ogni giorno dei dieci anni che sono stato lì. 
Il primo ricordo di Firenze che ho è il pensiero che fosse brutta. 
Arrivavo da Roma sull’autostrada e capitai a Firenze sud. 
Mi sono detto: ma dove sono capitato? Perché lì, alla fine dell’autostrada, è comparsa un’immagine per me inusuale. 
Io venivo dall’Argentina: tutto nuovo, i palazzi di vetro, i grattacieli. Vedere cose di cinquecento anni fa mi ha fatto impressione. 
Cose che ho imparato presto ad apprezzare, di cui ho percepito la meraviglia e dopo tre o quattro mesi ero già innamorato di Firenze. 
Avevo capito i fiorentini e le assicuro che non è facile. Loro hanno capito me e io ho sposato la causa viola. 
Ho pensato che se fossi riuscito a vincere qui sarebbe stata una bella cosa. Non ci sono riuscito, ma nell’intento di arrivarci sono andato lontano. 
E ora so che Firenze è una città bellissima.
Fino a qualche anno fa avevo tutti i rimpianti possibili. Avevo fatto pochi gol, non avevo vinto tanti trofei, non ero contento della mia carriera, niente. Messi mi ha pure superato nei gol in Nazionale. Non ero contento. Da un anno a questa parte sto cambiando, sto cominciando a vedere cosa ho fatto, cosa ero e cosa sono diventato. Sbagliavo, guardavo sempre avanti e mai da dove ero partito. Da quando ho cambiato il punto di vista sono più tranquillo. Anzi sono contento. Perché dal Grupo Alegría e da “La Lombrica “, dove facevamo le porte usando la rete delle borse di patate, sono arrivato a giocare nei migliori stadi, con i migliori giocatori. Ho vinto e avuto l’amore del pubblico. Sarebbe impossibile non essere contento. Ero sciocco a non esserlo".
GABRIEL BATISTUTA al Corriere dello Sport

MOTTA
Importante aggiornamento per quanto riguarda la panchina della Juventus, secondo quanto riportato da Fabrizio Romano è vicinissimo l'esonero di Thiago Motta, il suo sostituto sarà Igor #Tudor, che ha accettato un contratto di 4 mesi + opzione per un anno.
Il tutto sarà ufficializzato prima della partita con il Genoa, permettendo al nuovo allenatore di essere già in panchina alla ripresa del campionato.
Considerando che la ripresa degli allenamenti della Juventus è fissata per lunedì, la conclusione dell'avventura di Thiago Motta sulla panchina bianconera dovrebbe arrivare già nelle prossime ore.
La Juventus non cambiava allenatore a stagione in corso, escludendo le dimissioni di Conte nell'estate 2014 dopo pochi giorni dall'inizio del ritiro ma comunque prima che iniziasse il campionato e l'allontanamento di Allegri la scorsa stagione per motivi 'disciplinari' dopo la vittoria della Coppa Italia a traguardi ormai raggiunti, dal 2009/2010, quando si avvicendarono Ciro Ferrara ed Alberto Zaccheroni. 
Un dato che fa capire come quella di cambiare allenatore a stagione in corso sia scelta poco comune dalle parti di Torino, ma obbligata dal deteriorarsi dei rapporti del tecnico italobrasiliano con gran parte dello spogliatoio bianconero.
Igor Tudor, in bianconero dal 1998 al 2005 da calciatore, e come vice di Pirlo nel 2020/21, escludendo le due partite proprio di Paolo Montero sul finale della scorsa stagione a giochi ormai fatti, sarà il primo allenatore straniero della Juventus 19 anni dopo l'avventura di Didier Deschamps in Serie B, ed il primo sulla panchina bianconera in Serie A da Vycpálek nel 1973/74.

PLATINI
“Io ero un appassionato del calcio.
Sono sono stato preso dal calcio, non ho scelto il calcio.
Giocavo sempre.
Nella sala da pranzo di casa, sotto al tavolo.
Praticamente quando non giocavo andavo a scuola.
Ma anche se sembra una battuta, era la scuola a dover dividere il mio tempo con il calcio.
Così ho sempre pensato che il calcio fosse uno spettacolo, almeno finché sono stato nel Nancy.
Ho cominciato a sentire il dovere di vincere quando sono passato al St. Etienne.
Ma io, fino a diciassette anni, non sapevo nemmeno che il calcio potesse essere una professione.
Mi ricordo che una volta sono stato a chiedere un certificato, forse di stato civile, non ricordo e mi hanno domandato che professione facevo.
Io ho detto: il calciatore.
E l’impiegato mi ha redarguito: scusi, ma io le ho chiesto la professione vera.
Non è una battuta: così era la condizione del calcio dieci, quindici anni fa in Francia.
Poi le cose sono cambiate anche là.
Non so dire se in meglio o in peggio.
Però devi capire la mia educazione sentimentale a questo gioco.
Io mi sono esibito per anni solo pensando allo spettacolo.
La gente veniva a vedere, ma non con l’atteggiamento che hanno i tifosi in Italia. La gente veniva a vedere noi, come poteva andare al cinema o ad un concerto o a qualunque altro tipo di rappresentazione."
MICHEL PLATINI


MAIFREDI
"Da mesi vengo associato addirittura a Motta, ma cosa c’entro io con Motta? Io avevo quattordici giocatori e due stranieri, anziché tre. Nelle prime venti partite eravamo primi o secondi, la situazione precipitò a febbraio, a Genova con la Samp, dove nel primo tempo avevamo giocato un calcio eccezionale.
Nel 1991 a livello giornalistico invece subivo critiche perché arrivai alla Juve dopo l'allontanamento di Boniperti e io mi ritrovai parte debole in mezzo a una lotta a distanza tra Boniperti e Montezemolo, e quei giornalisti erano stati in qualche maniera cresciuti da Boniperti. Insomma, venivo attaccato io per colpire Montezemolo. 
Da lì è nato il fatto che io sono stato un esempio negativo, ma c'è stata anche un'altra Juve che non ha partecipato alle Coppe. 
Se la critica non fosse stata distratta avrebbe detto che io avevo 14 giocatori. 
Si fece male Casiraghi e non aveva la sua riserva. 
Avevo 2 punte, ma diverse. Uno era Casiraghi e l'altro Schillaci. E quando si fece male Casiraghi la mia Juve era in testa al campionato. Però qui stiamo parlando della preistoria.
Con il senno di poi, posso dire che anch’io avrei avuto bisogno di allenare per un paio d’anni una squadra a metà fra il Bologna e la Juventus. Mi voleva la Roma, se ci fossi andato avrei cominciato a capire l’andazzo generale e, una volta alla Juve, avrei potuto fare qualcosa di più, anche perché nella mia testa c’era la possibilità di cambiare il gioco, che era la ragione per cui mi avevano scelto.
Oggi la Juve non è scarsa, ma deve fare di più, credo che se Thiago vuole bene alla Juve, deve tirare fuori qualcosa di più. 
Guardate che la Juve aveva già dimostrato di non essere all'altezza per avere velleità in campionato, lo aveva già fatto con le eliminazioni in Champions e Coppa Italia. Inoltre, bisogna tenere conto di tutte le difficoltà che ci sono all'interno: giocatori scontenti, allenatore scontento, giocatori scontenti dell'allenatore. Tutte cose che limitano una squadra che non è così scarsa come si vuol far credere.
Però se Motta pensava di fare un copia-incolla col Bologna, allora ha sbagliato. 
Ora è alla Juventus, dove i giocatori hanno un altro potere.
Motta ha trenta giocatori, uno più bravo dell’altro, ha sbagliato a voler portare a Torino il calcio che aveva mostrato a Bologna. Dove aveva Aebischer, Freuler e Ferguson, un centrocampo di altissimo livello intellettuale e molto ricettivo. 
Gli interscambi con quei tre venivano naturali. Locatelli è un ottimo giocatore, Koopmeiners io lo amo, ma è un pesce fuor d’acqua. 
Thiago avrebbe dovuto sposare una strada nuova anche perché gli sono cambiati addosso gli obiettivi e le aspettative. È evidente che in una società come la Juve le logiche e i ritmi sono molto diversi". 
GIGI MAIFREDI


Italia-Germania

Un'inizio incoraggiante con la rete di Tonali, ma nonostante le occasioni migliori siano state di marca azzurra l'Italia di Spalletti cade in casa per 2-1 complicando notevolmente il passaggio alle semifinali di Nations League.
La Germania impegna poco Donnarumma, ma si rivela cinica e con due gol di testa porta i tre punti a casa, evidenziando ancora le difficoltà azzurre sui calci piazzati, già palesatesi durante la fase a gironi con più di un gol subito su palla inattiva.
San Siro si rivela ancora una volta un campo poco fortunato nella storia recente azzurra, quello che un tempo era un tempio inviolabile, imbattuto in tutte le gare della nazionale dal 1927 in poi, negli ultimi 10 anni ha visto solo due successi azzurri, tre pareggi, tra cui quello drammatico la Svezia nel 2017, conoscendo la terza sconfitta dal 2021, contro Spagna, Francia e appunto Germania, queste ultime due di fila.
Ora domenica a Dortmund servirà l'impresa per ribaltare la qualificazione.
Italia-Germania

domenica 16 marzo 2025

Il Napoli e i suoi mille perchè

 


Diciamoci la verità: il Napoli non ha mai dato l'impressione in questa stagione di poter davvero vincere lo scudetto. Non che l'Inter abbia o stia facendo sfracelli. Ma ogni vittoria degli azzurri è stata sofferta, qualcuna anche stentata. Poi numeri alla mano, è altresi giusto ricordare che l'attacco napoletano è molto blando, questi segnano col contagocce. E' pur vero che prendono anche pochi goal al passivo, ma Meret, diciamocelo è un portiere lunatoco che alterna grandi parate a topiche gigantesche. L' attacco conta su un Lukaku, che il meglio di se l'ha già dato, con la maglia dell'Inter. E' un giocatore che la Roma lo scorso anno ha fatto di tutto per non riscattarlo. Qualcosa vorrà pur significare. Però credo che gli azzurri in queste rimanenti gare, devono cercare di vincere il più possibile per prendersi quel posto Champions importante al fine di ritornare in Europa, quella che conta dopo un anno di assenza dalle scene. Passare da Osimhen a Kvara a Lukaku e Spinazzola, non sembra essere il massimo della vita, con tutto il rispetto dovuto. Però è altresì giusto e doveroso affermare che lo scorso anno con Osimhen e Kvara si è giunti decimi. Quindi teniamoci quello che di buono ha offerto e sta offrendo questa stagione per continuare il discorso il prossimo anno. Speriamo ancora con Antonio Conte.

Ritornando ai numeri, è bene ricordare che i partenopei hanno realizzato 45 reti in 29 gare, mentre l'Inter capolista ne ha segnati 65. Le reti incassate dal Napoli sono 23, quelle dell'Inter 27. Quindi conveniamo che gli scudetti li vince chi segna di più, non chi prende meno gol. E nemmeno chi perde di meno. Dato che la Juventus fino a due domeniche fa aveva perso solo una volta. Per poi incassare 7 reti fra Bergamo e Firenze. E l'eliminazione dalla Coppa Italia. Vince lo scudetto chi ha un bomber da 30 gol a stagione. Altro che storie. E sia Lukaku che Raspadori che Simeone non riescono ad esserlo. Cedere Kvara è stata una follia. E poggiarsi sul solo Lukaku una eresia. Cedi Kvara se non credi, allo scudetto, o se non lo vuoi vincere. E se soprattutto non ne compri uno simile, ma ti affidi con tutto il rispetto ad Okafor, quarta scelta del Milan sgangherato di oggi. Come puoi puntare allo scudetto cosi? Cosi già hai fatto un piccolo miracolo calcistico. Se io fossi in Conte ci penserei 1000 volte prima di rimanere in una situazione francamente illusoria e di poca lealtà, iscenata da De Laurentiis, un vero commerciante capace solo di vendere e di fare soldi. Ma qui non siamo al mercato della frutta .

Atalanta-Inter 0-2

 


Atalanta-Inter 0-2, successo meritato per Inzaghi

Una partita dai ritmi altissimi. Alla fine il risultato è giusto: tra le due squadre è stata l’Inter quella che ha costruito più azioni pericolose. Per Inzaghi e compagni si tratta di 3 punti preziosi, conquistati in casa di una delle pretendenti allo scudetto. Ma anche perché consente di approfittare del passo falso del Napoli, che oggi a pareggiato in casa del Venezia.


A questo punto l’Inter è a 64 punti, +3 sui partenopei. 3 punti più giù l’Atalanta. La corsa per il campionato non è conclusa, ma sicuramente si mette per l’Inter.


Non sono mancati i momenti di tensione. All'81esimo l'arbitro Massa sceglie la linea dura e decide di punire con un doppio giallo Ederson che protesta. L'Atalanta finisce in 10 in un momento molto delicato del match. Così quando l'Inter raddoppia, Gasperini perde le staffe e si becca un rosso.


Per dovere di cronaca, anche l'Inter finisce in 10 la partita perché Bastoni si prende un secondo giallo e va negli spogliatoi anzitempo. 


Da segnalare che la partita è andata ben oltre il 90esimo (ben 11 minuti di recupero) perché il gioco è stato fermo per 6-7 minuti. A pochi minuti dall'inizio della ripresa, quando l'arbitro sospende la sfida per consentire i soccorsi a un tifoso colpito da un malore. Quando si ricomincia, l'Inter va in gol.


Ora il campionato si ferma per una settimana: si torna a giocare sabato 29 marzo.


La partita


La partenza è equilibrata. Il ritmo è elevato. Ma l’Inter costruisce di più.


Il primo squillo arriva al quinto minuto. E’ Thuram a fuggire in solitudine, ma non riesce ad arrivare a conclusione. In realtà, subito dopo l’arbitro chiama il fuorigioco e subito partono i fischi dei tifosi dell’Atalanta: l’off side era evidente, molto dubbia la scelta della squadra arbitrale di non fermare subito il gioco.


Ma è al settimo minuto che l’Inter va a un passo dal gol. Velo di Thuram che libera per Lautaro. L’argentino di prima intenzione lancia proprio Thuram, che punta la porta, con un tiro supera il portiere ma il gol viene negato dal palo. L’azione prosegue, ma i nerazzurri non riescono a concretizzare: a Carlos Augusto si oppone Carnesecchi.


I giocatori di Inzaghi sono carichi e continuano a costruire gioco. Thuram sembra in serata ispirata.


L’Atalanta prova ad affacciarsi nella metà campo dell’Inter, ma non riesce a essere pericolosa.


In realtà sono Thuram e compagni a tenere la pressione alta, a costruire occasioni e a tenere i padroni di casa schiacciati nella propria trequarti. 


Poi al 18esimo, il guizzo bergamasco: cross in profondità verso il centro dell’area, ci arriva Pasalic che prova a sorprendere Sommer appena fuori dalla linea della porta. Ma il portiere salta, si distende con un colpo di reni e butta la palla in angolo.


E la Dea prende coraggio, reagisce e si sottrae al dominio dell’Inter. La partita si fa più equilibrata.


Le occasioni si sono susseguono da entrambe le parti del campo. Ma nessuna davvero pericolosa. 


Poco dopo il 40esimo di fa vedere Lookman con una splendida galoppata a sinistra iniziata con un tunnel a Pavard. Sul filo dell’area di rigore, sterza, e tenta la conclusione, ma è fuori misura.


Il secondo tempo riparte con un sostanziale equilibrio in campo. Ma dopo appena 3 minuti il gioco viene fermato perché Calhanoglu, mentre si appresta a battere un calcio d’angolo, vede nel settore ospiti la richiesta di aiuto per il malore di una persona: scattano i soccorsi. Il gioco resta fermo fino quasi 6-7 minuti. Dalle notizie che arrivano, il tifoso è cosciente.


AL 54esimo si torna a giocare. E la partita svolta: calcio d’angolo a rientrare, arriva Carlos Augusto che incorna e la mette dentro. Inter in vantaggio.


L’Atalanta non si abbatte. E anzi reagisce. Grazie anche a un doppio cambio deciso da mister Gasperini: dentro De Ketelaere (più offensivo di Pasalic) e Ruggeri al posto di Bellanova.


Al 71esimo l’Inter va di nuovo in gol con Lautaro, ma il gioco era già fermo per un fallo dell’argentino fischiato dall’arbitro. In effetti, prima di calciare in porta, il giocatore dell’Inter sembra disinteressarsi del pallone e mandare giù Djimsiti. Le immagini non consentono di capire se il contatto è lieve o meno.


Al 77esimo azione prolungata dall’Atalanta. Poi un contrasto in area, i bergamaschi reclamano il rigore per un fallo su Samardzic, ma Acerbi è andato chiaramente sul pallone.


Poi la tegola sulla testa dell’Atalanta: all’81esimo Ederson protesta con l’arbitro Massa e lo fa ripetutamente. Si becca quindi un doppio giallo, e va negli spogliatoi anzitempo. Ora in 10 la sfida con la capolista si fa proibitiva.


All’85esimo è l’Inter ad affacciarsi nell’area avversaria: colpo di tacco di Thuram che libera Carlos Augusto, galoppa verso il fondo, crossa trovando al centro Bisseck che però sbaglia tutto.


Due minuti e la squadra di Inzaghi chiude la partita. La firma è di Lautaro Martinez. Subito dopo il 2-0 per l’Inter arriva il cartellino rosso per l’allenatore dell’Atalanta Gasperini: non ha digerito il doppio giallo per Ederson.


Allo scoccare del 90esimo minuto, l’Inter potrebbe chiuderla con un 3-0: Frattesi si trova nei fatti a tu per tu con Carnesecchi, ma il portiere dell’Atalanta fa un vero miracolo.


Intanto l’arbitro decide un maxi recupero: 11 minuti, tenuto conto che quasi 7 minuti sono andati via per la sospensione necessaria ad assistere un tifoso.


Poco dopo le squadre tornano in parità numerica, perché arriva il secondo giallo per Bastoni, particolarmente falloso oggi.

News calcistiche del 25-06-2025

  Bologna: contatti positivi per Immobile col Besiktas Il Bologna è alla ricerca di un rinforzo di esperienza per l’attacco e dopo aver sond...