domenica 23 marzo 2025

Calcio-News del 23-03-2025


Anguissa: c'è distanza sull'ingaggio ma servirà una grande offerta per strapparlo al Napoli! 

Il futuro azzurro di Frank Anguissa non è così certo. L’opzione biennale di rinnovo è stata già esercitata, quindi il centrocampista è legato al Napoli fino al 2027, i dialoghi per un contratto nuovo fino al 2029 al momento non hanno portato ad alcuna novità nelle ultime settimane.

Le parti si stanno confrontando sull’ingaggio, ma non c’è ancora alcun accordo, anzi - si legge - c’è distanza. Non è da escludere che, se non si arriverà alla fumata bianca, Anguissa possa anche lasciare il Napoli in estate, ma forte del prolungamento già scattato il club azzurro potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi soltanto se arrivasse un’offerta davvero importante, accompagnata ovviamente dalla volontà del giocatore. Per questo il Napoli non intende farsi trovare impreparato: Davide Frattesi, già cercato a gennaio, resta un’idea da poter sviluppare.



Lookman e Hojlund nel mirino, Conte sogna il doppio colpo! 

Per l’attacco è sfida con l’Inter per Lorenzo Lucca dell’Udinese, 24 anni, già sul taccuino del ds Manna dall’estate precedente. E ancora: se lo United dovesse riuscire a trovare l’accordo con Osimhen, il profilo di Rasmus Hojlund, centravanti danese di 22 anni esploso nell’Atalanta, potrebbe fare al caso del Napoli. A proposito della Dea: un giocatore che piace molto è Ademola Lookman, 27 anni, ma è forte la concorrenza della Juventus. Il primo nome per rinforzare le fasce è Edon Zhegrova, 26 anni il 31 marzo, esplosivo talento kosovaro che a gennaio il Lilla non ha voluto cedere: era in lizza per il dopo Kvara. 



E' la settimana di Meret, per il rinnovo stavolta ci siamo, ora manca solo la firma! 

Stavolta ci siamo. Per il rinnovo di Alex Meret, che ieri ha festeggiato i suoi 28 anni dal ritiro della Nazionale, il regalo sta per arrivare. La trattativa è vicina alla conclusione, di fatto è stata definita, mancano solo gli ultimi passaggi che a questo punto sono formali.

È solo questione di tempo: da domani ogni giorno può essere quello giusto per l’incontro decisivo. La firma è prevista entro questa settimana.  Alex Meret dunque prolungherà per altre due stagioni, dal 2025 al 2027 senza opzioni per ulteriori anni di contratto ma con un aumento di stipendio rispetto all'ultimo accordo: un biennale secco per proseguire insieme, come da volontà reciproca. 

Sportitalia: Parla Tancredi Palmeri

Sportitalia, Tancredi Palmeri: "Antonio Conte a Napoli e in una realtà come Napoli ci sta proprio bene. Anche se a onor del vero si è sempre trovato alla grande dovunque è stato, da Bari a ovviamente alla Juventus, e al Chelsea e all’Inter, nonché soprattutto in Nazionale, che ama da morire e dove un giorno tornerà e lo sa anche lui. 

Ma quello che non si sarebbe aspettato Antonio Conte è di non essere più cosi sicuro di voler rimanere a Napoli, o meglio al Napoli, con la società non con la squadra.

Perché anche se alla società basterebbe largamente di qualificarsi nella danarosa Champions League, ad Antonio però il concetto di accontentarsi del secondo non sta bene nemmeno quando si siede a tavola. 

E può anche farsi andare bene in pubblico che qualificarsi all’Europa che conta sia sufficiente per considerare un successo la stagione (e si può anche condividerlo se è accompagnato dal lottare per lo scudetto così come il Napoli ha fatto), ma in privato non può capacitarsi del fatto che di fronte alla possibilità di vincerlo lo scudetto grazie ai risultati ottimi, la società non abbia accompagnato il rendimento con il salto nel mercato di gennaio che avrebbe sicuramente aiutato la fuga per la vittoria.

Ed è per questo che a Conte sono venuti i cattivi pensieri (chi ha detto retro-?). Perché il suo timore, reso in prosa, è: “ma se la società non ha avuto scrupolo a non sentire la necessità di fare lo sforzo decisivo a gennaio quando era la cosa più evidente ed immediata da fare, con uno scudetto da ghermire, ma allora cosa devo aspettarmi quest’estate quando al Napoli il mercato per fare entrambe le competizioni sarà essenziale per competere in maniera accettabile?!

Il grande dubbio c’è. Perché nel frattempo la situazione è fluida, e Conte potrebbe essere tentato. I nomi son sempre due: Juventus e Milan. 

Oddio, personalmente non sono in posizione di poter escludere che non lo sondi anche la Roma, ma ovviamente l’appeal economico di mercato nonché sportivo non dovrebbe mettere in pensiero il Napoli. 

Mentre invece la Juve non c’è nemmeno bisogno di spiegare perché, e il Milan comunque potrebbe mettere a disposizione un buon livello tecnico e una discreta (non eccelsa) disponibilità di mercato". 


La Juventus vorrebbe offrire Gatti al Napoli per arrivare a Victor Osimhen! 

I bianconeri sono alla ricerca di una punta per la prossima stagione e non è un mistero che il nigeriano sia in cima alla lista delle preferenze di Giuntoli: ad Antonio Conte piace molto Federico Gatti e quindi si potrebbe imbastire una trattativa basata sullo scambio.

Difficile, però, credere che il Napoli possa realmente accettare un accordo di questo tipo.



ROBERTO BAGGIO 
“A volte vedo calciatori in Serie C o D che hanno un talento incredibile.
Gente che da del tu al pallone.Mi soffermo a guardare i loro movimenti, le loro giocate, e dentro di me mi domando: “come può uno del genere giocare in serie minori? 
Possibile che non lo noti nessuno?”Poi vedo approdare calciatori in Serie A che fanno solo da comparsa. Calciatori presi in campionati sconosciuti, ma che per qualche ragione entrano nel giro giusto e approdano magicamente nella massima serie.Sarà merito dei procuratori, degli sponsor? 
Non è dato saperlo...
Per rilanciare il calcio Italiano servono calciatori Italiani. Nelle serie minori ce ne sono tanti. Quando giocavo io arrivavano in Serie A solo stranieri che valevano veramente.Poi ci sono state anche molte eccezioni, ma ci può stare.Mi piacerebbe che vengano valorizzati i settori giovanili, come sta accadendo da svariati anni in Germania e Spagna. Solo così riusciremo a tornare a grandi livelli.Le società devono svegliarsi, comprese le grandi squadre. Devono dare più potere al calciatore e non ai procuratori.”
ROBERTO BAGGIO

ALBERTO ZACCHERONI
"Ditemi voi: qual è la formazione base della Juventus di quest’anno? Io non la conosco. Voi la sapete dire a memoria?
La Juve non mi sembra... connessa. Sono sorpreso, anche perché stimo molto Thiago Motta. A Bologna aveva compiuto un lavoro meraviglioso, invece quest’anno a Torino non ha ancora trovato la quadra. Non capisco. 
Penso che possa aver influito anche il cambio di ambiente, anche se non parlerei di pressioni maggiori. 
Io ho allenato sia il Bologna sia la Juventus in carriera, e vi garantisco che anche le pressioni a Bologna sono enormi: lì c’è tutta una città che vive solo per il Bologna, per cui non parlerei di pressioni minori rispetto a Torino. 
Non so, forse è più un discorso generale, che riguarda anche i giocatori o la società, oltre all’allenatore. 
Di sicuro non può essere solo colpa di Motta, non è mai così nel calcio. Ci deve essere un concorso di problematiche. 
Proprio a Bologna Italiano sta facendo cose bellissime, e sicuramente Italiano è un ottimo allenatore. Ma è altrettanto vero che ha anche potuto contare sulla grande eredità che gli ha lasciato Motta. 
E dico questo non per togliere qualcosa all’attuale tecnico del Bologna, ma per elogiare entrambi. Ecco perché questa crisi della Juventus mi ha stupito tantissimo: Thiago non è arrivato in Champions per caso, con i rossoblù. 
Ha valorizzato i giocatori ed è arrivato dove è arrivato dando anche un’identità molto chiara al Bologna. Invece, adesso, si vede una Juve... sconnessa, per l’appunto. 
Motta non ha ancora trovato la quadra e forse solo lui può sapere fino in fondo il perché, visto che è l’allenatore. 
Penso anche a questo continuo cambio della formazione di partenza: come si fa a tenere Cambiaso in panchina, per esempio? Per me è il miglior terzino sinistro italiano, sa affondare sulla fascia o stringere verso il centro del campo, sa fare tutto: eppure, a Firenze non ha giocato.
Però non c’è dubbio: Motta non può essere improvvisamente rimbambito tutto d’un colpo quest’anno! È difficile dire qual è il problema, da fuori. 
Non so dove bisognerebbe mettere le mani. 
Ma se ogni volta Motta cambia formazione, un motivo ci deve essere. 
La Juventus è la squadra che seguo maggiormente, proprio perché mi interesserebbe molto capire le ragioni della crisi dell’allenatore e del giocatori. 
Sono loro al campo che devono trovare le soluzioni. Non so se sia il caso di cambiare allenatore in futuro. 
Piuttosto noto che Thiago ha cercato di replicare a Torino il gioco che faceva a Bologna. Palla al centravanti, apertura per l’esterno che deve saltare l’uomo e poi crossare: ma poi chi c’è in area? 
E anche quando gioca, secondo me Vlahovic resta sempre troppo solo in area".
ALBERTO ZACCHERONI dice la sua sulle enormi difficoltà di Thiago Motta sulla panchina della Juventus

BATISTUTA
"Il calcio per me è stato soprattutto una grande, enorme responsabilità. 
Dal momento in cui sono diventato professionista, ogni volta che entravo in campo o all’allenamento sapevo che c’era gente che pagava per andare a vedere uno spettacolo del quale io ero uno degli attori. 
Quindi da quel punto di vista è sempre stato un lavoro, lavoro duro. 
Non sono mai stato come alcuni giocatori che riescono a godere in un campo di calcio. Io no, non ho mai goduto dentro un campo di calcio. 
Molte volte l’ho fatto dopo la partita, dopo il novantesimo, dopo una bella vittoria, dopo uno scudetto. In quei momenti sì, sono stato bene. 
Però durante il gioco mai, perché sentivo di non poter fare un passaggio inutile o svogliato. 
Dovevo inventare, fare il meglio, perché mi stava guardando gente che aveva pagato, si era sacrificata per essere felice. 
Non ho mai pensato che il calcio fosse una storia solo tra me e il pallone. 
Per me c’è stato sempre il pubblico. Era mio dovere dare il massimo, cercare di sconfiggere l’avversario, non fare mai il minimo sindacale. 
Le mie caviglie hanno risentito anche di questa concezione del calcio. E della vita.
Il Grupo Alegría è stata la prima squadra di calcio di cui abbia fatto parte. Eravamo nel quartiere, a Reconquista , e c’era questo gruppo di amici. Ci hanno dato la possibilità di giocare a pallone, abbiamo vinto e probabilmente quella euforia mi ha fatto guardare il calcio in un’altra maniera. Il nome della nostra squadretta assomigliava al nostro stato d’animo. Giocavamo in un campo lungo e stretto che sembrava uno scherzo, lo chiamavamo “il lombrico”. Eravamo poveri, piccoli ma pieni di speranze. E’ stata la mia prima squadra, non potrei dimenticarla. Ora sono tornato a vivere dove sono nato e tutti i giorni vedo i compagni di squadra del Grupo Alegría. Una bella storia di vita.
Se mi chiedete quali sono i difensori più forti che ho affrontato ho una lista lunga, perché all’inizio erano tutti duri, tutti difficili. Poi crescendo non riesci mai a capire se li superi perché sei tu che stai migliorando o perché loro stanno calando. Però mi ricordo di Vierchowod, di Baresi, Maldini, Nesta, Chamot, Bergomi, Ferri. Tanti. 
Poi cominci a fare gol e tutte le squadre stanno attente a quello che puoi fare. 
E così non hai più un marcatore, ma due o tre. 
Tanti ti menavano pure. Io, sia chiaro, mi difendevo. L’importante era che alla fine della partita ci si desse la mano. E così è stato, sempre.
L'allenatore che mi ha dato di più è stato Bielsa per le cose che mi ha insegnato, perché ha preso un ragazzino che non voleva giocare a pallone e lo ha trasformato in un professionista vero. 
E poi Basile con il quale abbiamo vinto le ultime due Coppe America. In Italia Capello, Ranieri. Io, sinceramente, agli allenatori non davo molto retta, nel senso che un attaccante vive più d’istinto. 
E’ difficile insegnare a un centravanti. Magari ti alleni, studi tutte le mosse però dopo la palla rimbalza e, invece che a destra, va a sinistra e tutto diventa inedito. Ho avuto un buon rapporto con tutti. 
Non con Passarella, con il quale non c’era feeling. Non sto dicendo che è una cattiva persona. Ma è l’unico con il quale non mi sono preso, con il quale ho avuto un conflitto. Con tutti gli altri solo bei ricordi.
Firenze mi ha dato qualcosa di bello ogni giorno dei dieci anni che sono stato lì. 
Il primo ricordo di Firenze che ho è il pensiero che fosse brutta. 
Arrivavo da Roma sull’autostrada e capitai a Firenze sud. 
Mi sono detto: ma dove sono capitato? Perché lì, alla fine dell’autostrada, è comparsa un’immagine per me inusuale. 
Io venivo dall’Argentina: tutto nuovo, i palazzi di vetro, i grattacieli. Vedere cose di cinquecento anni fa mi ha fatto impressione. 
Cose che ho imparato presto ad apprezzare, di cui ho percepito la meraviglia e dopo tre o quattro mesi ero già innamorato di Firenze. 
Avevo capito i fiorentini e le assicuro che non è facile. Loro hanno capito me e io ho sposato la causa viola. 
Ho pensato che se fossi riuscito a vincere qui sarebbe stata una bella cosa. Non ci sono riuscito, ma nell’intento di arrivarci sono andato lontano. 
E ora so che Firenze è una città bellissima.
Fino a qualche anno fa avevo tutti i rimpianti possibili. Avevo fatto pochi gol, non avevo vinto tanti trofei, non ero contento della mia carriera, niente. Messi mi ha pure superato nei gol in Nazionale. Non ero contento. Da un anno a questa parte sto cambiando, sto cominciando a vedere cosa ho fatto, cosa ero e cosa sono diventato. Sbagliavo, guardavo sempre avanti e mai da dove ero partito. Da quando ho cambiato il punto di vista sono più tranquillo. Anzi sono contento. Perché dal Grupo Alegría e da “La Lombrica “, dove facevamo le porte usando la rete delle borse di patate, sono arrivato a giocare nei migliori stadi, con i migliori giocatori. Ho vinto e avuto l’amore del pubblico. Sarebbe impossibile non essere contento. Ero sciocco a non esserlo".
GABRIEL BATISTUTA al Corriere dello Sport

MOTTA
Importante aggiornamento per quanto riguarda la panchina della Juventus, secondo quanto riportato da Fabrizio Romano è vicinissimo l'esonero di Thiago Motta, il suo sostituto sarà Igor #Tudor, che ha accettato un contratto di 4 mesi + opzione per un anno.
Il tutto sarà ufficializzato prima della partita con il Genoa, permettendo al nuovo allenatore di essere già in panchina alla ripresa del campionato.
Considerando che la ripresa degli allenamenti della Juventus è fissata per lunedì, la conclusione dell'avventura di Thiago Motta sulla panchina bianconera dovrebbe arrivare già nelle prossime ore.
La Juventus non cambiava allenatore a stagione in corso, escludendo le dimissioni di Conte nell'estate 2014 dopo pochi giorni dall'inizio del ritiro ma comunque prima che iniziasse il campionato e l'allontanamento di Allegri la scorsa stagione per motivi 'disciplinari' dopo la vittoria della Coppa Italia a traguardi ormai raggiunti, dal 2009/2010, quando si avvicendarono Ciro Ferrara ed Alberto Zaccheroni. 
Un dato che fa capire come quella di cambiare allenatore a stagione in corso sia scelta poco comune dalle parti di Torino, ma obbligata dal deteriorarsi dei rapporti del tecnico italobrasiliano con gran parte dello spogliatoio bianconero.
Igor Tudor, in bianconero dal 1998 al 2005 da calciatore, e come vice di Pirlo nel 2020/21, escludendo le due partite proprio di Paolo Montero sul finale della scorsa stagione a giochi ormai fatti, sarà il primo allenatore straniero della Juventus 19 anni dopo l'avventura di Didier Deschamps in Serie B, ed il primo sulla panchina bianconera in Serie A da Vycpálek nel 1973/74.

PLATINI
“Io ero un appassionato del calcio.
Sono sono stato preso dal calcio, non ho scelto il calcio.
Giocavo sempre.
Nella sala da pranzo di casa, sotto al tavolo.
Praticamente quando non giocavo andavo a scuola.
Ma anche se sembra una battuta, era la scuola a dover dividere il mio tempo con il calcio.
Così ho sempre pensato che il calcio fosse uno spettacolo, almeno finché sono stato nel Nancy.
Ho cominciato a sentire il dovere di vincere quando sono passato al St. Etienne.
Ma io, fino a diciassette anni, non sapevo nemmeno che il calcio potesse essere una professione.
Mi ricordo che una volta sono stato a chiedere un certificato, forse di stato civile, non ricordo e mi hanno domandato che professione facevo.
Io ho detto: il calciatore.
E l’impiegato mi ha redarguito: scusi, ma io le ho chiesto la professione vera.
Non è una battuta: così era la condizione del calcio dieci, quindici anni fa in Francia.
Poi le cose sono cambiate anche là.
Non so dire se in meglio o in peggio.
Però devi capire la mia educazione sentimentale a questo gioco.
Io mi sono esibito per anni solo pensando allo spettacolo.
La gente veniva a vedere, ma non con l’atteggiamento che hanno i tifosi in Italia. La gente veniva a vedere noi, come poteva andare al cinema o ad un concerto o a qualunque altro tipo di rappresentazione."
MICHEL PLATINI


MAIFREDI
"Da mesi vengo associato addirittura a Motta, ma cosa c’entro io con Motta? Io avevo quattordici giocatori e due stranieri, anziché tre. Nelle prime venti partite eravamo primi o secondi, la situazione precipitò a febbraio, a Genova con la Samp, dove nel primo tempo avevamo giocato un calcio eccezionale.
Nel 1991 a livello giornalistico invece subivo critiche perché arrivai alla Juve dopo l'allontanamento di Boniperti e io mi ritrovai parte debole in mezzo a una lotta a distanza tra Boniperti e Montezemolo, e quei giornalisti erano stati in qualche maniera cresciuti da Boniperti. Insomma, venivo attaccato io per colpire Montezemolo. 
Da lì è nato il fatto che io sono stato un esempio negativo, ma c'è stata anche un'altra Juve che non ha partecipato alle Coppe. 
Se la critica non fosse stata distratta avrebbe detto che io avevo 14 giocatori. 
Si fece male Casiraghi e non aveva la sua riserva. 
Avevo 2 punte, ma diverse. Uno era Casiraghi e l'altro Schillaci. E quando si fece male Casiraghi la mia Juve era in testa al campionato. Però qui stiamo parlando della preistoria.
Con il senno di poi, posso dire che anch’io avrei avuto bisogno di allenare per un paio d’anni una squadra a metà fra il Bologna e la Juventus. Mi voleva la Roma, se ci fossi andato avrei cominciato a capire l’andazzo generale e, una volta alla Juve, avrei potuto fare qualcosa di più, anche perché nella mia testa c’era la possibilità di cambiare il gioco, che era la ragione per cui mi avevano scelto.
Oggi la Juve non è scarsa, ma deve fare di più, credo che se Thiago vuole bene alla Juve, deve tirare fuori qualcosa di più. 
Guardate che la Juve aveva già dimostrato di non essere all'altezza per avere velleità in campionato, lo aveva già fatto con le eliminazioni in Champions e Coppa Italia. Inoltre, bisogna tenere conto di tutte le difficoltà che ci sono all'interno: giocatori scontenti, allenatore scontento, giocatori scontenti dell'allenatore. Tutte cose che limitano una squadra che non è così scarsa come si vuol far credere.
Però se Motta pensava di fare un copia-incolla col Bologna, allora ha sbagliato. 
Ora è alla Juventus, dove i giocatori hanno un altro potere.
Motta ha trenta giocatori, uno più bravo dell’altro, ha sbagliato a voler portare a Torino il calcio che aveva mostrato a Bologna. Dove aveva Aebischer, Freuler e Ferguson, un centrocampo di altissimo livello intellettuale e molto ricettivo. 
Gli interscambi con quei tre venivano naturali. Locatelli è un ottimo giocatore, Koopmeiners io lo amo, ma è un pesce fuor d’acqua. 
Thiago avrebbe dovuto sposare una strada nuova anche perché gli sono cambiati addosso gli obiettivi e le aspettative. È evidente che in una società come la Juve le logiche e i ritmi sono molto diversi". 
GIGI MAIFREDI


Italia-Germania

Un'inizio incoraggiante con la rete di Tonali, ma nonostante le occasioni migliori siano state di marca azzurra l'Italia di Spalletti cade in casa per 2-1 complicando notevolmente il passaggio alle semifinali di Nations League.
La Germania impegna poco Donnarumma, ma si rivela cinica e con due gol di testa porta i tre punti a casa, evidenziando ancora le difficoltà azzurre sui calci piazzati, già palesatesi durante la fase a gironi con più di un gol subito su palla inattiva.
San Siro si rivela ancora una volta un campo poco fortunato nella storia recente azzurra, quello che un tempo era un tempio inviolabile, imbattuto in tutte le gare della nazionale dal 1927 in poi, negli ultimi 10 anni ha visto solo due successi azzurri, tre pareggi, tra cui quello drammatico la Svezia nel 2017, conoscendo la terza sconfitta dal 2021, contro Spagna, Francia e appunto Germania, queste ultime due di fila.
Ora domenica a Dortmund servirà l'impresa per ribaltare la qualificazione.
Italia-Germania

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