INZAGHI
"Quando vidi Zidane per la prima volta ero alla Juve.
Le prime settimane, correvo per il campo e ammiravo quello che faceva con il pallone.
Lo guardavo come un bambino guarda un cartone animato.
In allenamento provavo a fare quello che faceva lui, ma non riuscivo a fare nulla.
Lo guardavo e riguardavo... poi un giorno mi venne vicino e disse: "Bravo!!!
Sei fortissimo sotto porta... complimenti!!!".
Io non dissi nulla, pensai: "ma se sono bravo io, lui cosa è?!"
Passavano le settimane e quando ne aveva l'occasione, mi rinnovava i complimenti.
Io invece lo guardavo e non capivo come potevo giocare a calcio.
Poi un giorno gli dissi: "Tu sei una cosa incredibile, non ho mai visto nessuno trattare la palla come fai tu".
Lui sorrise e disse: "Se io faccio quello che fai tu, vengo ricoverato in ospedale. Aspettare la palla lì davanti per un'intera partita. È da pazzi!!!"
Dopo quelle parole capii che ognuno è nato per fare un qualcosa.
Io sapevo fare goal, e lui sapeva far cantare il pallone.
Voi lo avete visto in partita, ma Zizou in allenamento era una cosa paranormale".
FILIPPO INZAGHI
BATIGOL
"La festa al Circo Massimo la ricordo benissimo.
Ricordo che i tifosi si sono arrabbiati perché io non sono salito sul palco.
Con Marco Delvecchio siamo andati in moto con due parrucche in testa e ci siamo mescolati così tra la gente. Non ci riconosceva nessuno.
Siamo stati proprio sotto il palco e ci siamo divertiti molto.
Mi creda: il piacere di vedere tutta quella gente così felice era incalcolabile.
Si può vincere in tanti posti, sto parlando del calcio, ma quella sera vedere la gente impazzita, senza pensieri, è stato incredibile.
Si capiva che avevano bisogno di festeggiare, avevano bisogno di allegria.
Anche la futile, inspiegabile e incontenibile gioia che può darti una vittoria conquistata sul campo da altri. Da altri, che diventi tu.
E’ stata una bella cosa. Non è durata solo quella notte, è durata un mese, la città era come sospesa, il cielo sembrava giallorosso.
A parte la soddisfazione personale di vincere, il piacere principale e fondamentale è pensare che tutta quella gioia, di tutta quella gente, è anche merito tuo.
Della tua fatica, del tuo talento, del tuo lavoro.
Roma mi ha trattato molto bene infatti torno ogni tanto e saluto gli amici volentieri. Ho conosciuto grandi giocatori come Francesco Totti, che stava emergendo.
Erano già quattro o cinque anni che giocava ma ancora non era il Totti che il mondo ha conosciuto e amato. Poi Di Francesco, Panucci, Candela, Aldair, Samuel, Montella, Delvecchio, Emerson, Tommasi… Bei ricordi".
GABRIEL BATISTUTA al Corriere dello Sport
TOTTI
"Il paragone con Maradona, non regge, nessuuno è come lui, Diego è il calcio, come Federer è il tennis.
Se non avessi fatto il calciatore avrei fatto il benzinaio perché amo l'odore della benzina, ma amavo molto anche il tennis, magari avrei potuto fare il tennista.
Quando ti definiscono leggenda significa che hai fatto qualcosa di importante o significativo, io ho semplicemente voluto coronare il mio sogno, indossare un'unica maglia e mi rivedo in quella leggenda, e così ti identifica anche la gente
Il momento più duro un 25 anni di calcio? Credo che l'infortunio sia stata la cosa più grave che abbia subito nella mia carriera.
Se ci sono altri Totti oggi? È dura adesso da scegliere un mio erede, speriamo però che un giorno qualche giovane promettente possa fare una carriera simile alla mia, lo auguro a tutti i bambini che giocano a calcio e che hanno un sogno.
La mia squadra dei sogni comprende Buffon in porta, poi Maradona, me stesso e Ronaldo, e pazienza se non nnessuno, nel calcio sono gli altri che devono correre quando tu hai la palla".
Un estratto dell'intervista di FRANCESCO TOTTI a Tuttosport
POESIA
"L'attenzione è importante quanto l'amore.
Se dovessi scegliere tra qualcuno che ti ama e qualcuno che si prende cura di te, scegli quest'ultimo.
Non tutti quelli che dicono ti amo si preoccupano per te.
Ma stai pur certo che tutti quelli che si prendono cura di te è perché ti amano.
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