mercoledì 2 aprile 2025

Calcio-News del 02-04-2025

 


Milan, Furlani: “Paratici? Nessun accordo. E Ibra resta con noi”


Il Milan si sta giocando l’ultimo obiettivo rimasto in stagione, la Coppa Italia, ma per arrivare in finale c’è l’Inter da superare nel derby numero quattro e cinque della stagione. La società rossonera però è consapevole di essere nel mezzo di un’annata deludente e sta già lavorando per il futuro dove dei cambiamenti a livello strutturale sono previsti, a partire dalla nomina del nuovo ds. Il candidato numero uno al ruolo è Fabio Paratici, ma sull’argomento l’amministratore delegato del Milan Giorgio Furlani non si è sbilanciato: “Non abbiamo accordi con nessuno e non voglio commentare le indiscrezioni su ruoli o soggetti – ha commentato a Mediaset prima della partita -. Sicuramente vogliamo dei miglioramenti perché non siamo contenti dei risultati sportivi di questa stagione e quelli restano il punto fondamentale per il club”. Nella squadra dirigenziale, dunque, dovrebbe restare anche Zlatan Ibrahimovic. L’ad Furlani ha smentito le voci di rapporti tesi con lo svedese nelle ultime settimane: “A qualcuno sarà sembrato assente nell’ultimo periodo, ma non per me – ha dichiarato il dirigente rossonero -. Siamo sempre in contatto e lavoriamo insieme in totale armonia. All’interno del club i nostri ruoli sono chiari e sicuramente Ibrahimovic resterà in questo progetto. Lavoriamo bene insieme e non è cambiato nulla per me rispetto a qualche settimana fa”.


Champions, emergenza Bayern verso l’Inter: un altro ko per Kompany


La sirena dell’emergenza suona sempre più forte. Perché dopo Neuer, Upamecano, Ito, Davies, Pavlovic e Coman, alla lista degli indisponibili del Bayern Monaco si aggiunge pure il nome di Raphael Guerreiro, di fatto l’unico terzino sinistro rimasto – fino ad oggi – a disposizione di Vincent Kompany. L’esterno portoghese nel primo pomeriggio di oggi si è allenato a parte e ha fatto scattare l’allarme: la sua presenza per la sfida contro l’Augusta di venerdì è da considerarsi in forte dubbio, ma Guerreiro potrebbe saltare pure la gara di andata dei quarti di Champions contro l’Inter. La sua condizione non è al top. Così come quella di Leon Goretzka, che ha lavorato per una mezz’oretta scarsa con il resto del gruppo prima di rientrare negli spogliatoi.


Ancelotti in tribunale a Madrid: “Mai pensato di frodare il fisco spagnolo”


Come riporta l’Ansa, l’allenatore del Real Madrid, Carlo Ancelotti, è arrivato nella mattinata di mercoledì 2 aprile al tribunale di Madrid, per il processo che lo vede accusato di frode fiscale di circa un milione di euro all’erario spagnolo. La Procura chiede una condanna a 4 anni e 9 mesi di carcere, oltre a una multa di circa 3,1 milioni di euro. L’accusa è di aver evaso 1.062.079 euro nelle dichiarazioni del 2014 e 2015, durante la prima tappa nella panchina della Casa Blanca (2013-2015), dove è tornato nel 2021.

“Non ho mai pensato di frodare il fisco. Non mi sono reso conto che qualcosa non era corretto”. E’ quanto ha sostenuto l’allenatore del Real Madrid Carlo Ancelotti al processo per frode fiscale, rispondendo ai magistrati sulla presunta evasione fiscale sui proventi per la cessione dei suoi diritti di immagine al club dei Merengues, secondo quanto riporta l’agenzia spagnola Efe. “Mi interessava solo guadagnare i sei milioni netti per tre anni e non mi sono mai reso conto che qualcosa non andasse”, ha affermato in relazione ai contratti con il club madrileno nel 2013-2015. Accusato di aver nascosto al fisco spagnolo gli introiti dei suoi diritti d’immagine tramite società con sede all’estero, l’allenatore ha dichiarato che questo sistema di remunerazione gli era stato proposto direttamente dal club madrileno. “Lo fanno tutti i giocatori, anche Mourinho”, ha segnalato, riferendosi al suo predecessore nella panchina del Real Madrid. “Mi misi e in contatto con il mio consulente inglese e poi non mi sono occupato della questione, perché tutto mi sembrava regolare”, ha spiegato Ancelotti. “Anche se poi, se sono qui, è perché le cose credo non siano state tanto corrette”, ha aggiunto



Coppa Italia, Bologna ipoteca la finale


Il Bologna supera 0-3 l’Empoli nella semifinale d’andata di Coppa Italia e mette un piede e mezzo nella finalissima di Roma. I ragazzi di Italiano indirizzano la gara già nel primo tempo grazie alle reti di Orsolini (23′) e Dallinga (29′). A inizio ripresa è ancora l’olandese ad andare a segno, con la sua prima doppietta in maglia rossoblù che chiude i conti di una gara mai davvero in discussione. Il ritorno è in programma il 24 aprile al Dall’Ara, nel frattempo tutta Bologna osserverà con interesse il derby di Milano.




MORENO TORRICELLI

«Amichevole Caratese-Verona. Io ero nella Caratese.

Lì c’era Landri, d.s. vicino alla Juve che collaborava con Furino al settore giovanile. Si capisce che gli feci una buona impressione perché mi portò alla Juve a fare delle amichevoli di fine stagione con Pro Vercelli, Vicenza e Ancona.

Volevo diventare professionista, qualche squadra di C mi voleva: avevo già centrato l’obiettivo.

Non avrei mai pensato che mi richiamasse la Juve.

Invece all’inizio della nuova stagione Trapattoni disse: “Se non mi prendete Vierchowod provo questo ragazzo”.

Andai in ritiro e poi in tournée in Giappone. Al ritorno firmai il contratto in bianco, sul cofano di un’auto a Villar Perosa. Figuratevi se pensavo ai soldi.

Che ansia quando andai in sede da Boniperti con i miei due procuratori.

Lui uscì dall’ufficio e disse: “Buongiorno Moreno, vieni con me. Voi potete aspettare fuori, grazie”. Non gli piacevano i procuratori.

Dentro, c’erano le sue scarpe, i trofei, i palloni in cuoio: che emozione.

Mi diede uno stipendio di 80 milioni di lire. Per me che come falegname ne guadagnavo un milione e 200 al mese era un’enormità.

Ricordo l'enorme mix di sensazioni: incredulità, euforia, paura.

Passavo da partite dove al massimo c’erano 200 persone a stadi da 60 mila.

Dovevo entrare in questo mondo nuovo e pieno, si diceva, di calciatori viziati e un po’ stronzi.

Invece mi trovai subito bene perché scoprii compagni disponibili, bravi ragazzi.

A Trapattoni devo tutto. Ha avuto il coraggio di lanciare un dilettante.

E all’inizio la sua umanità è stata fondamentale.

Aveva l’età di mio padre, era brianzolo, mi son trovato subito a mio agio.

Mi parlava in dialetto, mi chiamava legnamè, falegname in dialetto.

Quando finiva l’allenamento mi teneva a migliorare il sinistro perché avevo una zappa al posto del piede.

Ma lo faceva anche con altri, con Conte per esempio.

Credo che la mia storia ha aiutato molto i tifosi a vedermi con affetto.

Anche le mie caratteristiche, il fatto di non mollare mai. Anche se non ero eccelso tecnicamente, davo tutto.

E poi credo che di anno in anno io abbia avuto una crescita costante che i tifosi hanno apprezzato.

Infine perché la Juve di Lippi è stata una delle più vincenti della storia».

Partire dal basso fino alla Juventus e al tetto del mondo, Moreno Torricelli racconta il suo approdo in bianconero


RECOBA 

"Mi considero una persona comune. Oltre al fatto di essere diventato calciatore, non ho mai creduto di essere superiore agli altri. 

Do valore a cose che forse sembrano insignificanti e allo stesso tempo cose che possono sembrare importanti e non lo sono così tanto. 

Mi considero calmo, molto legato alla famiglia, e vivo giorno dopo giorno senza fare progetti a lungo termine. 

Non li ho mai fatti e questo mi ha portato a vivere in quel modo. 

Sono felice così: una persona che è amica di tanti, con umiltà e rispetto, e cerco di trasmettere lo stesso ai miei figli. Una persona semplice, che ama le piccole cose. Niente di più.

Il mio periodo in Italia l’ho vissuto in un’epoca in cui il calcio italiano era tra i migliori o il migliore al mondo. Il calcio però è cambiato e l’Italia non è tornata ad essere attrattiva per i top player, non so se per il fatto che c’è meno qualità o perché gli altri campionati si sono rinforzati. 

Il Paese è rimasto convinto del fatto che fosse il miglior calcio del mondo e non si è fermato a guardare i dettagli che facevano la differenza, come gli stadi ad esempio. In Spagna tutte le squadre hanno degli ottimi stadi.

Per me, l’Italia si è fermata un po’ nel tempo e questo l’ha portata a non avere grandi giocatori, salvo Cristiano Ronaldo alla Juventus. 

Si sono ritirati Totti, Del Piero ed è stato difficile trovare nuovi giocatori con questa qualità. 

E gli stranieri che venivano prima in Italia come Ronaldo, Shevchenko o Zidane si sono ritirati o si trovano oggi in altri campionati, come in Liga o in Premier. La colpa del calcio italiano è stata il fatto di non rendersi conto che fosse in atto un cambiamento, che non bastava essere semplicemente ‘il calcio italiano’, altri Paesi sono cresciuti molto in termini di appeal.

Non ho mai detto di no ad un autografo perché eravamo famosi proprio per l’affetto della gente. 

Ho sempre avuto grande rispetto per i tifosi, anche i rivali. 

Nel mio modo di vedere non puoi non firmare un autografo perché sei annoiato o non hai voglia, per la gente devi essere sempre a disposizione

Un gruppo di universitari dell’Uruguay era in giro per l’Europa per un progetto di architettura. 

Si trovavano in Italia ed erano grandi tifosi del Nacional. Dissero: “Andiamo a vedere dove vive Recoba” e vennero alla porta di casa mia. Ho fatto una cosa normalissima secondo la mia visione della vita: vennero a trovarmi e decisi di accoglierli. Mangiammo un asado, erano una decina o forse dodici. 

Per un po’ di tempo siamo rimasti in contatto con alcuni di loro, a volte mi mandano ancora messaggi".

ALVARO RECOBA


MAX ALLEGRI 


"Quando sono arrivato a Vinovo la prima volta con Andrea Agnelli ero talmente convinto della qualità e forza della squadra che ero sereno.

Mi ricordo la prima volta che sono entrato nello spogliatoio dello Stadium, nel 2014. 

La seconda di campionato, la prima la vincemmo a Verona contro il Chievo con un gol di Caceres di testa e la seconda era in casa contro l’Udinese, vincemmo due a zero con gol di Tevez e Marchisio. 

Da lì sono iniziati i miei otto anni interrotti dai due anni fermo.

Quando sono tornato nel 2021 era una sfida, dopo cinque anni ho lasciato una squadra che aveva fatto la storia. 

Ho fatto un errore di presunzione pensando di tornare subito a vincere. 

Era una sfida mia personale. 

Ero rimasto male dopo Juve-Ajax ma questo è il calcio, non si può sempre vincere né perdere. 

Lavorare sugli obiettivi di crescita sì e per questo sono soddisfatto di quanto fatto negli ultimi due anni.

Dall’esterno mi si vede come se fossi di ghiaccio, in realtà sono una pozza, mi sciolgo molto. 

A volte quando la sera guardo i film con mio figlio mi emoziono, piango. 

Mi emoziono molto, sul lavoro devo essere distaccato. A Orlando, quando ho incontrato Matuidi, ci siamo abbracciati e mi sono emozionato".

MASSIMILIANO ALLEGRI




Coppa Italia, Milan-Inter 1-1 nell'andata della semifinale: Calhanoglu risponde ad Abraham


Finisce in parità l'andata della seconda semifinale di Coppa Italia, Milan-Inter 1-1. Dopo un primo tempo a ritmo lento con due buone occasioni per la formazione di Inzaghi con Correa e De Vrij e una per i rossoneri con Leao, il match si è stappato dopo l'intervallo. Il Milan è passato in vantaggio con Abraham già al 47' con un diagonale preciso dopo un rimpallo favorevole al limite, ma la reazione dell'Inter è stata immediata e decisa. Al 67' Calhanoglu ha trovato il pari con un destro potente dal limite dell'area, poi le parate di Maignan su Zalewski e Mkhitaryan hanno blindato il pari rinviando ogni discorso qualificazione alla gara di ritorno.

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