mercoledì 5 marzo 2025

E' morto Bruno Pizzul

 


Parafrasando una delle sue frasi celebri: "Sono notizie che non avremmo mai voluto dare". Se ne va anche Bruno Pizzul e ci lascia sempre più abbandonati in mezzo a post, reel, dogso, dissing e altre follie di un mondo che ha perso ogni senso della misura. Ha smesso di commentare la Nazionale e le partite più importanti nel 2002, poi ha continuato con il digitale terrestre nel 2005. Sembrava ormai superato ma la sua intonazione, la capacità di gestire le parole concedendosi le giuste pause e la variazione del ritmo della telecronaca, lo mettono sul podio dei più grandi telecronisti della storia del calcio.

La sua prima, nell'aprile del 1970, uno Juventus-Bologna di Coppa Italia sul neutro di Como, non è andata benissimo. E' arrivato in ritardo perché ha commesso l'errore di farsi accompagnare dal grande Beppe Viola. Arrivarono un quarto d'ora dopo il calcio d'inizio... Pensi a lui e ti vengono in mente partite di carte insieme a leggende come Gianni Brera, il Paron Rocco e discussioni sul catenaccio e i vini friulani. Qualche anno fa si era sparsa la voce che fosse morto mentre in realtà stava giocando a tressette in un bar vicino a casa con i soliti amici. E' stato giocatore, anche in Serie A e maestro di scuola, prima del concorso che lo ha portato in Rai. Dopo Martellini ha iniziato a diventare il primo telecronista della Tv di Stato. Il che significava il commento della Nazionale e delle partite più importanti delle Coppe europee. La sua voce ha accompagnato almeno un paio di generazioni, guidandole con naturalezza nello sviluppo delle azioni di gioco, senza la pretesa di diventare protagonista al posto di chi stava in campo. Non amava le seconde voci e lo ha sempre detto, anche se il feeling con Pecci e Bulgarelli, per esempio, riusciva a dare un senso di famigliarità ai telespettatori, mischiando il pathos a una piacevole sensazione di serenità domestica.

Ha iniziato a commentare la Nazionale dopo il 1982 e prima del 2006, perdendosi così la soddisfazione di accompagnare l'Italia al titolo mondiale. Ha dovuto raccontare sconfitte sanguinose ai rigori e golden gol fatali ma anche trionfi delle nostre squadre nelle Coppe. Ha saputo gestire una delle sfide più tremende per un telecronista, tenendo la linea a lungo dallo stadio Heysel mentre 39 persone perdevano la vita, le notizie arrivavano frammentarie e ogni singola parola andava gestita con una grandissima attenzione. Ha attraversato almeno 40 anni di calcio e della nostra vita. Si può solo dire che: "E' stato tutto molto bello". 


Èmorto all'ospedale di Gorizia Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. 


Nato a Udine l’8 marzo del 1938, Pizzul fu assunto in Rai nel 1969 e l’anno seguente commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia). Dalla Coppa del Mondo del 1986 è diventato la voce delle partite della Nazionale ed è stato il telecronista delle gare degli Azzurri in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei, congedandosi nell’agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1).


Alle telecronache ha affiancato anche la conduzione di Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva. Una curiosità: non aveva mai preso la patente e spesso si spostava in bicicletta!

La sobrietà era il suo marchio di fabbrica. In una recente intervista aveva detto: “I telecronisti di oggi sono bravi, ma parlano troppo”. Pizzul non amava i toni concitati sia nelle cronache - anche a due voci, di cui è stato pioniere - sia nelle analisi.


Dai campi da calcio alla telecronaca

Amava il calcio e lo aveva anche praticato con discreti risultati, prima nella squadra parrocchiale di Cormons, la Cormonese, poi nella Pro Gorizia, alternando studio e attività sportiva. Divenuto calciatore professionista, fu ingaggiato dal Catania nel 1958. Giocò anche nell'Ischia, Udinese e Sassari Torres, ma la sua carriera sportiva finì presto a causa di un infortunio al ginocchio.


Laureato in giurisprudenza, insegnò materie letterarie nelle scuole medie prima dell'assunzione in Rai per concorso. "Speravo e sognavo. Poi capii che la mia passione era inversamente proporzionale al talento. Ero riuscito a laurearmi, insegnavo alla medie di Gorizia. La Rai di Trieste organizzò un concorso per programmista. Non si presentò nessuno e mi invitarono a partecipare in quanto giovane laureato", raccontava in una delle sue ultime interviste.


E a questo punto si palesa il destino parallelo: il grande giornalista sportivo Paolo Valenti, che faceva parte della  commissione esaminatrice, consiglia a Pizzul di partecipare al concorso per radio-telecronisti, sicuramente più indicato per lui. "Con me c'erano Bruno Vespa, Paolo Frajese. Beh, venni assunto, con mia somma sorpresa. Cominciò così una carriera inaspettata", disse.


L'8 aprile 1970 commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia disputatasi sul campo neutro di Como): iniziò a partire dal 16º minuto perché era arrivato in ritardo. La prima finale di una competizione internazionale che fu raccontata dalla sua voce fu quella del campionato europeo del 1972 a Bruxelles, con la vittoria della Germania Ovest sull'URSS per 3-0.


La prima vittoria da lui annunciata in diretta ai telespettatori di una squadra italiana in una finale di coppa europea fu, invece, quella del Milan in Coppa delle Coppe ai danni del Leeds Utd, a Salonicco il 16 maggio 1973, mentre la finale della stessa competizione del 1999 tra Lazio e Maiorca al Villa Park di Birmingham e quella di Coppa UEFA dello stesso anno tra Parma e Olympique Marsiglia giocata allo Stadio Lužniki di Mosca furono le ultime vittorie di squadre italiane nelle competizioni europee da lui raccontate. 


Il 29 maggio 1985 era il commentatore TV della finale della Coppa dei Campioni quando ci fu la strage dell'Heysel. Disse: “È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare. Non tanto per un discorso di difficoltà di comunicazione giornalistica, ma perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili proprio a livello umano”.



“... e segna, segna Roberto. Roberto Baggiooooo”

Per la TV di Stato ha raccontato le principali partite di squadre calcistiche di club nelle competizioni europee e nazionali ed è stato inoltre conduttore della Domenica Sportiva nella versione estiva del 1975 e nella stagione 1993-94, affiancato da Simona Ventura e Amedeo Goria, fu anche conduttore di Sport Sera, Domenica Sprint dal 1976 al 1990 e curatore dello spazio dedicato alla moviola all'interno di 90º minuto, allora condotto da Fabrizio Maffei, dal 1990 al 1992. A partire dal campionato del mondo 1986 gli fu affidato anche l'incarico di telecronista delle partite della nazionale italiana, anche a causa di un malore per l'altitudine occorso al suo predecessore nell'incarico Nando Martellini.


Ha commentato le partite dell'Italia in cinque campionati del mondo. Si ricorda il suo "... e segna, segna Roberto. Roberto Baggiooooo al 42' del secondo tempo".


Non è mai riuscito a gridare, come Nando Martellini, 'Campioni del mondo..', ma disse: "Non l'ho mai sentita come una cosa che mi mancasse. Mi è dispiaciuto che non l'Italia non abbia vinto a Italia '90 perché lo avrebbe meritato, quello sì, ma le altre volte no...".


Pizzul mantenne tale ruolo fino al 21 agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1), dopo aver raccontato televisivamente la Nazionale in cinque campionati mondiali, quattro campionati europei, tutte le partite di qualificazione ai Mondiali e agli Europei a eccezione della finale terzo-quarto posto di Italia '90 (commentata da Giorgio Martino dato l'impegno di Pizzul per il commento della finale del giorno seguente allo Stadio Olimpico di Roma), di quelle trasmesse in esclusiva da TMC e Mediaset e di alcune partite amichevoli. L'ultima partita dell'Italia da lui commentata, che segnò anche il suo commiato dalla Rai, fu l'amichevole giocata a Trieste e persa per 1-0 contro la Slovenia.


“Tutto molto bello”

In tanti stanno ricordando in queste ore la maestria di Bruno Pizzul. “È stato un maestro assoluto”, ha detto il giornalista Alberto Rimedio.


E lo è stato davvero per la sua competenza, lo stile sempre misurato, l'eleganza con cui si guadagnò l'affetto degli appassionati, ed espressioni come "Tutto molto bello", "ha il problema di girarsi" o "partiti!", entrate di diritto nel vocabolario calcistico.


Il mondo del calcio piange Pizzul

"Ha dato al calcio voce ed emozione, con un'eleganza inconfondibile. Tutta la Fiorentina piange la scomparsa di Bruno Pizzul e si unisce al dolore dei suoi cari", ha scritto sul suo profilo X la società viola ricordando il giornalista scomparso nelle scorse ore.


"La Lazio si stringe alla famiglia di Bruno Pizzul, ex calciatore in gioventù e colonna portante delle telecronache italiane. Inconfondibile timbro di voce, Pizzul è stato fonte di ispirazione per innumerevoli giornalisti che si sono successivamente avvicinati alla professione. Mancheranno a tutti la sua pacatezza e la sua eleganza". Così, in una nota sul proprio sito ufficiale, la società biancoceleste.


Zoff commenta così la scomparsa di Pizzul: “Un uomo con la schiena dritta e una grande amico”.


"Storica voce dello sport italiano, hai raccontato le emozioni del calcio e i successi nerazzurri con  passione. Caro Bruno, ti ricordiamo allo stadio con le cuffie e il  microfono, tuoi inseparabili compagni. Stringiamo in un grande  abbraccio la tua famiglia e tutti i tuoi cari". Così l'Inter sui suoi  profili social.


Si è spenta la voce delle nostre notti magiche. Riposa in pace, Bruno": con questo messaggio sul profilo ufficiale X, la Juventus si è stretta intorno alla famiglia Pizzul per la scomparsa del giornalista.


"E' una grande tristezza, poi anche qui scattano le generazioni e non so se un ragazzo di 20 anni lo conosceva se non di nome e per la sua storia. Ma ognuno di noi si ricorda qualcosa, non è solo una voce ma una figura direi leggendaria del mondo dello sport. Un abbraccio alla famiglia, era un ricordo doveroso". Così il presidente del Coni Giovanni Malagò a margine della conferenza stampa per il 'One year to go' per le Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026, ricorda Bruno Pizzul.




"Ho chiuso con il calcio. 

Preferisco guardare gli uccellini che mi becchettano sul tavolo. Di fronte alla vetrata che dà sul giardino, io e mia moglie abbiamo creato un ristorante stellato per volatili. 

E io, che a volte non ricordavo il cognome di una certa ala destra, ora mi applico per nominare con esattezza tutte queste creature del cielo. 

Delle telecronache di oggi non amo le frasi ridondanti, la valanga statistica e neppure l’uso smodato delle telecamere e delle inquadrature: rubano l’attenzione. 

Inoltre, oggi i giornalisti devono fare i conti con i social, a mio avviso un ingestibile vulcano di problemi.

A volte è come se la televisione volesse solo parlare di sé stessa. Alcuni giornalisti anche bravi, in conduzione si atteggiano a showman, a comici. 

Tutto ciò che è autoreferenziale, non va bene. Il cronista non è un attore. 

Ancora oggi c'è tanto affento da parte della gente nei miei confronti? 

La cosa mi imbarazza, perché non ho davvero fatto nulla di così importante o eroico, ho solo cercato di lavorare in modo apprezzabile e dignitoso, di comportarmi bene come quando facevo l’alpino alla scuola militare di Aosta. 

E ringrazio chi guardando qualche mia apparizione tv ha perdonato alcune sbavature dovute all’età. 

Mai avrei pensato, da ragazzo, di arrivarci."

"Converge verso il centro"

"Ed è gol"

Buon viaggio Bruno Pizzul...

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